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La Germania al fianco di Israele contro Hamas COSMO italiano 12.10.2023 22:03 Min. Verfügbar bis 11.10.2024 COSMO Von Filippo Proietti


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La Germania al fianco di Israele contro Hamas

Stand: 12.10.2023, 16:57 Uhr

di Filippo Proietti, Agnese Franceschini e Daniela Nosari

Il governo tedesco condanna duramente il grave attacco terroristico di Hamas a Israele. Il cancelliere Scholz annuncia piena solidarietà allo stato ebraico e il divieto delle attività dell'organizzazione palestinese in Germania. Ce ne parla Agnese Franceschini. Con Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell'Istituto Affari Internazionali, parliamo del contesto in cui è maturato l'attacco a sorpresa di Hamas, del contrattacco israeliano e delle conseguenze.

Una famiglia israeliana piange una delle vittime

Una famiglia israeliana piange una delle vittime di Hamas

Scholz sulle attività di Hamas in Germania

Il cancelliere Olaf Scholz (SPD) è stato molto chiaro nella condanna del movimento terroristico di Hamas e ha deciso dunque di vietarne le attività in Germania. Lo ha annunciato giovedì 12 ottobre nella sua dichiarazione al Bundestag.

Secondo le stime dell'Ufficio per la protezione della Costituzione, il Verfassungsschutz, in Germania sarebbero circa 450 le persone che fanno parte di Hamas. Molte di loro sono cittadini tedeschi. Non esiste, però, un distaccamento ufficiale del gruppo islamista in questo Paese. Hamas è considerata dall’Unione Europea una organizzazione terroristica.

Sabato 7 ottobre i miliziani di Hamas hanno superato il confine fra la Striscia di Gaza e Israele, seminando il terrore e uccidendo brutalmente centinaia di persone. Migliaia i razzi sparati dalla Striscia verso Israele. Si parla ormai di 1300 vittime israeliane. Il governo di Netanyahu ha reagito immediatamente all'attacco più grave nella storia dello Stato d'Israele con bombardamenti aerei sulla Striscia di Gaza e annunciando un assedio della popolazione. Sarebbero ormai più di 1400 le vittime palestinesi, fra cui centinaia di bambini.

La solidarietà tedesca verso Israele

Per chiari motivi storici la Germania ha sempre dichiarato una piena solidarietà a Israele e anche di fronte a questa aggressione terroristica, che ricorda i pogrom che sono stati fatti contro le comunità ebraiche in Europa per centinaia di anni, il mondo politico e la società civile si sono schierati apertamente al fianco dello stato ebraico. Lo ha sottolineato Scholz al Bundestag, e la ministra degli esteri federale Annalena Baerbock (Verdi) ha annunciato che domani visiterà in Israele.  Nel frattempo il governo israeliano ha chiesto munizioni per navi da guerra alla Germania, ha dichiarato il ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD).

Le reazioni dell’opposizione

La rappresentante della CDU Karen Prien ha chiesto "conseguenze immediate" al governo tedesco per il finanziamento dell'Autorità Palestinese. Il deputato della Linke Gregor Gysi, ha invece respinto questa richiesta sostenendo che si dovrebbe fare una distinzione tra Hamas e le altre organizzazioni palestinesi. All’interno della Linke, comunque, c’è disaccordo su quale atteggiamento avere nei confronti della lotta palestinese contro Israele.

Manifestazioni filopalestinesi e antisemite

Una casa bombardata a gaza

A Gaza non si è fatta attendere la reazione di Israele

Sabato sera (07.10.23), il giorno stesso dell’attacco, l’associazione filopalestinese Samidoun ha festeggiato l'attacco a Israele distribuendo dolci ai bambini nel quartiere di Neukölln a Berlino, e chiedendo la distruzione dello stato ebraico. Altre manifestazioni ci sono state, tra l’altro, a Stoccarda e a Duisburg. Il ministro presidente del Nordreno Vestfalia, Hendrik Wüst, ha dichiarato al riguardo di voler utilizzare tutti i mezzi legali per limitare e possibilmente vietare queste manifestazioni. Nella sua dichiarazione di oggi (12.10.23) il cancelliere Scholz ha annunciato anche il divieto di Samidoun.

Ostaggi tedeschi nelle mani di Hamas

Secondo le informazioni del canale televisivo pubblico tedesco ZDF, i terroristi di Hamas avrebbero nelle loro mani 150 ostaggi, tra cui almeno cinque tedeschi. L’informazione è stata confermata anche da fonti parlamentari. Non ci sono molte altre notizie attendibili al riguardo, ma la ministra degli esteri Baerbock ha assicurato che il suo ufficio sta lavorando 24 ore su 24 per liberare i rapiti.

Lo stesso Scholz ha annunciato che la Germania si sta muovendo in stretto coordinamento con Israele, ma anche con la dovuta riservatezza. Un caso di cui si sta parlando molto è quello di Shani Louk, una ragazza di 22 anni con cittadinanza tedesca scomparsa dal Nova Music Festival nel deserto del Negev. La madre ha chiesto esplicitamente aiuto alle autorità tedesche, ma si sente lasciata sola, ha l'impressione che il ministero degli esteri tedesco non si stia impegnando per liberarla. In un incontro da tempo programmato fra Scholz e l'emiro del Qatar, il cancelliere ha affrontato il tema della liberazione degli ostaggi, visti i rapporti del Qatar con Hamas. Un incontro che comunque ha fatto molto discutere.

Cittadini tedeschi bloccati in Israele

Il bombardamento dell’aeroporto di Tel Aviv aveva fatto bloccare tutti i voli e il rientro di 5000 tedeschi in Germania, tra loro alcune scolaresche. Mentre altri Paesi hanno fatto partire i loro cittadini da Israele con aerei militari, i tedeschi hanno dovuto aspettare fino al primo pomeriggio di giovedì 12 ottobre. I primi voli speciali Lufthansa sono infatti decollati poco dopo le 13, altri sono previsti per il giorno successivo. Alcune scolaresche avevano potuto lasciare il paese già nei giorni precedenti, raggiungendo via terra la Giordania.

I rischi di instabilità nel medio Oriente

Il presidente dell’Istituto Affari Internazionali Ferdinando Nelli Feroci, non è sorpreso dall’attacco di Hamas ad Israele, anche se è colpito dalla sua dimensione e brutalità. Per troppi anni il governo israeliano guidato da Netanyahu avrebbe ignorato la questione palestinese, aumentando intanto l'espansione delle colonie israeliane in Cisgiordania.

Per quanto riguarda la tempistica dell’attacco, secondo Nelli Feroci, oltre a voler ribadire la propria leadership e mostrare la fragilità di Israele, l’intento di Hamas sarebbe quello di far saltare l’ipotesi di una normalizzazione dei rapporti tra lo stato ebraico e i paesi arabi. Nei prossimi mesi, infatti, era previsto una accordo di riconoscimento reciproco con l’Arabia Saudita. Il rischio di destabilizzazione della regione a questo punto, avverte Nelli Feroci, è molto alto.

Una lunga storia

Il conflitto israelo-palestinese dura ormai da decenni. Entrambi i popoli, quello palestinese e quello israeliano, rivendicano il diritto ad abitare lo stesso territorio. Lo Stato d'Israele è nato nel 1948 per accogliere gli ebrei decimati dall'Olocausto e dispersi nel mondo dopo secoli di persecuzioni. Numerosi tentativi per trovare una soluzione diplomatica con la creazione, ad esempio, di due Stati che convivessero sullo stesso territorio, sono falliti.

Destinata, secondo i piani di quegli anni delle Nazioni Unite, a diventare parte di un nuovo Stato arabo, la Striscia di Gaza è stata occupata per anni prima dall'Egitto e poi da Israele, per poi, gradualmente, passare sotto il controllo amministrativo dell'Autorità Nazionale Palestinese. Con l'evacuazione di tutti i coloni israeliani nel 2005, sono rimasti solo abitanti palestinesi. Intanto in Cisgiordania, altra zona palestinese ad est, Israele incoraggia tuttora l'insediamento di coloni, violando i diritti degli abitanti palestinesi.

Inoltre la situazione umanitaria nella striscia di Gaza è drammatica, per il severo controllo dei confini da parte di Israele e la grave scarsità di beni di prima necessità. Una situazione denunciata da numerose organizzazioni umanitarie internazionali.

Ma la popolazione palestinese soffre anche sotto il regime islamista di Hamas, arrivato al governo dopo le elezioni del 2006. Obiettivo dichiarato di Hamas è la distruzione dello Stato d'Israele.

Vai alle altre puntate del podcast sul conflitto israelo-palestinese: