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80 anni fa il rastrellamento nel ghetto ebraico di Roma COSMO italiano 16.10.2023 22:15 Min. Verfügbar bis 15.10.2024 COSMO Von Luciana Caglioti


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80 anni fa il rastrellamento nel ghetto ebraico di Roma

Stand: 16.10.2023, 16:56 Uhr

di Luciana Caglioti, Cristina Giordano, Enzo Savignano e Cristiano Cruciani

A Roma si ricorda il rastrellamento al ghetto ebraico del 16 ottobre 1943. Enzo Savignano ricostruisce cosa accadde ottanta anni fa e fa il punto sulle celebrazioni blindate a causa della guerra tra Israele ed Hamas. Poi Fausta Speranza ci racconta le storie inedite del suo documentario sul rastrellamento del ’43. Infine Luigi Toscano, fotografo italo-tedesco, ci parla della sua mostra in una scuola tedesca dei sopravvissuti dell’Olocausto, oltraggiata con simboli nazisti.

ghetto

Le celebrazioni in memora del 16 ottobre ‘43

Le celebrazioni, organizzate dalla comunità ebraica di Roma insieme con l'amministrazione comunale e con la comunità di Sant'Egidio, hanno rischiato modifiche per motivi di sicurezza ma alla fine tutto è stato confermato. La manifestazione, che in realtà è una marcia silenziosa dal Campidoglio per arrivare al ghetto attraversando le vie, le strade del rastrellamento si è svolta tra imponenti misure di sicurezza dopo la guerra esplosa tra Israele ed Hamas. Lungo il tragitto della marcia sono state esposte anche le foto degli ostaggi ebrei finiti nelle mani dell’organizzazione paramilitare islamista e fondamentalista palestinese. Inoltre ricordiamo che Italia e anche a Roma nei giorni scorsi si sono svolte delle manifestazioni a sostegno anche delle vittime palestinesi anche per questo la Questura ha disposto un imponente piano di sicurezza, implementato e rafforzato dopo il Comitato al Viminale. Il percorso della marcia è stato bonificato e presidiato, fuori e all’interno del ghetto, accanto ai tantissimi giovani, hanno sfilato anche due sopravvissute di Auschwitz, Sami Modiano e Tatiana Bucci.

Cosa accadde il 16 ottobre del 1943

L’esercito nazista e le SS effettuarono un’operazione di rastrellamento nel ghetto di Roma, il quartiere che ancora oggi si estende dietro la sinagoga tra il lungo Tevere e Largo Argentina, quindi nel cuore del centro storico della Capitale. Tutto ebbe inizio poco prima dell’alba intorno alle 5.30. Per la retata furono impiegati 365 uomini della polizia tedesca, di cui circa un centinaio solo nel ghetto, coordinati da 14 ufficiali e sottoufficiali.

Nell’operazione che andò avanti almeno fino alle ore 14 vennero arrestate 1.259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine, quasi tutti appartenevano alla comunità ebraica romana, quindi parliamo di famiglie che vivevano lì da generazioni, in alcuni casi da centinaia di anni nel ghetto. Gli arresti vennero effettuati in particolare in via del Portico d’Ottavia e nelle strade accanto, ma anche in altre zone di Roma.

La deportazione nei campi di concentramento

Il rastrellamento avvenne di sabato, normalmente giornata di festività per gli ebrei ma in quei giorni si celebrava la festività ebraica del Sukkot. Più che un sabato nero fu una sabato del terrore e dell’orrore. Molte persone furono catturate ancora in pigiama: vennero caricate su camion militari coperti da teloni e portate presso il Collegio militare di Palazzo Salviati, dove rimasero, separate per genere, circa 30 ore. Tra loro c’era anche un neonato.

Dopo il rilascio di 237 prigionieri che vennero rilasciati in seguito ad un controllo che li identificò come cittadini stranieri o appartenenti a famiglie miste. Gli altri vennero trasferiti alla stazione ferroviaria di Tiburtina e messi su un convoglio costituito da 18 carri merci, che partì alle 14 di lunedì 18 ottobre per giungere ad Auschwitz alle 23 del 22 ottobre. Durante il viaggio due persone anziane morirono. Ad Auschwitz i deportati ebrei furono divisi in due file: da una parte 820 persone, valutate fisicamente non abili al lavoro, e dall'altra 154 uomini e 47 donne, giudicati fisicamente idonei  Il gruppo degli 820 finì subito nelle camere a gas. L'altro gruppo fu invece smistato e inviato in altri campi di sterminio. Alla fine si salvarono solo in 18.

“Quel sabato nero"

speranza

Fausta Speranza

È il titolo del documentario di Fausta Speranza, con la regia di Stefano Gabriele, una produzione di Frame Xs Multimediaracconta. Nel lungometraggio si racconta il tragico evento attraverso interviste a protagonisti diretti e approfondimenti, anche alla luce degli ultimi studi dopo l’apertura alla consultazione della parte di Archivio apostolico vaticano relativo al pontificato di Pio XII. Troviamo la storia finora inedita della famiglia Terracina. “Sono stati salvati in modo rocambolesco – racconta Speranza – perché la mamma incinta il giorno prima aveva fatto fare un buco nel negozio che dava in un cortile, perché aveva paura. Nei giorni prima aveva incontrato in una macelleria una signora cattolica che le aveva dato un biglietto: se succede qualcosa mi chiami”.

La mostra oltraggiata

In questi giorni dolorosi, anche a causa delle vittime della guerra scoppiata tra Hamas e Israele, israeliane e palestinesi, ha fatto molto discutere il fatto che, in una scuola di Herrenberg, nel Baden-Württmeberg, a circa 30 km da Stoccarda, è stata vandalizzata una mostra dal titolo "Gegen das Vergessen", per non dimenticare. Si tratta di una mostra del fotografo italo-tedesco Luigi Toscano che abbiamo intervistato. I volti delle sue foto ritratto di sopravvissuti all'Olocausto, sono stati sfregiati con svastiche e simboli inneggianti al nazismo. Toscano, nel giro di 8 anni, ha fotografato oltre 400 sopravvissuti in tutto il mondo e ha esposto i suoi lavori in tutto il mondo da Berlino a New York, da Ginevra a Kiev.

L'idea del suo progetto „Gegen das Vergessen“ dedicato ai sopravvissuti all’Olocausto è stato conseguente all’ondata di estrema destra cresciuta 8 anni fa, con l’arrivo dei migranti. Toscano è stato il primo fotografo ad essere nominato „Artist for Peace" dall'UNESCO nel 2021. E nello stesso anno è stato insignito dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale.