La Volkswagen in crisi non esclude licenziamenti COSMO italiano 09.09.2024 17:44 Min. Verfügbar bis 09.09.2025 COSMO Von Filippo Proietti


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La Volkswagen in crisi non esclude licenziamenti

Stand: 09.09.2024, 15:59 Uhr

a cura di Filippo Proietti, Giulio Galoppo e Cristiano Cruciani

Volkswagen rompe il tabù della garanzia del posto di lavoro per i dipendenti e annuncia licenziamenti e la chiusura di interi stabilimenti, ce ne parla Giulio Galoppo. La perdita di competitività di VW è in realtà la spia della crisi dell'intero settore economico europeo, un tema messo nero su bianco oggi da Mario Draghi a Bruxelles, come sottolinea il giornalista economico Federico Fubini.

Proteste der IG Metall während der VW-Betriebsversammlung

Protesta sindacale dell'IG Metall durante l'assemblea aziendale della Volkswagen

Volkswagen in crisi

In Europa, attualmente si vendono due milioni di auto in meno all'anno rispetto a prima della pandemia. Per VW, che detiene una quota di mercato di circa un quarto in Europa, questo significa che mancano le vendite di circa 500.000 auto, cioè la produzione di due stabilimenti. Per Arno Antlitz, direttore finanziario della VW, semplicemente il mercato non c'è più. Secondo il Consiglio di Amministrazione, nella situazione attuale non si possono più escludere nemmeno le chiusure di stabilimenti per la produzione di veicoli e di componenti. Volkswagen è da anni alle prese con costi elevati e si trova molto indietro rispetto a società del Gruppo come Skoda, Seat e Audi in termini di profitti. Nel 2023, l’azienda ha lanciato un programma di risparmio che mira a migliorare gli utili di dieci miliardi di euro entro il 2026, ma le recenti battute d'arresto nell’attività hanno ulteriormente aggravato la situazione. Per raggiungere gli obiettivi di miglioramento degli utili, i costi dovrebbero ora diminuire in misura maggiore rispetto a quanto previsto in precedenza.

La reazione del sindacato IG Metall

Il responsabile dell'IG Metall della Bassa Sassonia, Thorsten Gröger, ha parlato di un “piano irresponsabile” che “scuote le fondamenta della Volkswagen”.

Accordi speciali, come il programma di sicurezza, sono lo strumento più importante per le parti sociali nelle aziende vincolate da contratti collettivi: che si tratti di digitalizzazione, ristrutturazione aziendale o misure di austerità, i sindacati, in cambio della sicurezza del posto di lavoro, hanno più facilità a far accettare richieste dei datori di lavoro che, altrimenti sarebbero problematiche. Ora tutto questo è a rischio. L'IG Metall non lo accetterà. Secondo il sindacato, la colpa è soprattutto degli errori della dirigenza e di una strategia di passaggio all’auto elettrica sbagliata e non è giusto che a pagarne le conseguenze siano i dipendenti.

La proposta dell’IG Metall

L'IG Metall ha avanzato una prima possibile soluzione: per evitare i licenziamenti obbligatori, il sindacato può anche prevedere una settimana di quattro giorni per tutti i dipendenti del marchio principale VW. A presentare questa opzione è la presidente dell'IG Metall, Christiane Benner, a margine di una conferenza di contrattazione collettiva ad Hannover. Benner ha sottolineato che è importante eliminare subito la possibilità di una chiusura degli impianti e dei licenziamenti obbligatori.

Trent’anni fa, alla fine dell 1993, Peter Hartz, allora membro del consiglio di amministrazione di VW, concordò con l'IG Metall una riduzione dell'orario di lavoro a livello nazionale, introducendo la settimana di quattro giorni e impedendo, così, massicci tagli di posti di lavoro alla VW. Anche allora l'azienda era in profonda crisi e decine di migliaia di posti di lavoro erano a rischio.

Da quel momento, fino all'ottobre del 2006, tutti i dipendenti dei sei stabilimenti VW della Germania occidentale lavorarono il 20% in meno, con una corrispondente riduzione della retribuzione. Successivamente, nel 2016 è stata data la garanzia che non ci sarebbero stati licenziamenti sicuramente fino al 2029. Un accordo che ora, dopo trent’anni, la VW vuole terminare.

La reazione del Betriebsrat, il Consiglio di fabbrica

Daniela Cavallo, Vorsitzende des VW-Betriebsrates

Daniela Cavallo

In una dichiarazione del Consiglio di fabbrica, si legge che la direzione ritiene superflui almeno uno stabilimento automobilistico e una fabbrica di componenti. La presidente del Consiglio di fabbrica generale, Daniela Cavallo, ha annunciato una “feroce resistenza” alla possibile chiusura degli impianti e ai licenziamenti. “Ci difenderemo strenuamente”, ha dichiarato Cavallo, ‘con me non ci saranno chiusure di siti VW!’. Cavallo ritiene che la riduzione dei costi, la chiusura di stabilimenti e i licenziamenti obbligatori siano una dichiarazione di fallimento. La VW non ha ancora fornito cifre concrete su quanti dei circa 120.000 posti di lavoro in Germania potrebbero andare persi. Non sono state fornite informazioni nemmeno sulle possibili sedi che potrebbero essere chiuse.

La posizione della politica e del Verband der Automobilindustrie

Il Governatore della Bassa Sassonia, Stephan Weil, ha invitato la VW a evitare la chiusura degli stabilimenti - ricordiamo che il Land Bassa Sassonia è titolare del 20% delle azioni di VW. Il politico della SPD, che è anche membro del Consiglio di vigilanza della VW, ha affermato che non c'è dubbio sulla necessità di agire nell’azienda. Tuttavia, prima di arrivare a licenziamenti e alla chiusura di stabilimenti, si devono esaminare tutte le altre possibili opzioni per ridurre i costi. Dal canto suo, la direttrice dell'Associazione tedesca dell'industria automobilistica (Verband der Automobilindustrie - VDA), Hildegard Müller, ha sottolineato soprattutto i problemi strutturali che rendono difficile la vita dell'industria in Germania: costi dell'energia troppo alti, aziende soffocate dalla burocrazia e il costo del lavoro più alto che in altri Paesi.

La crisi di Volkswagen come crisi di uno specifico modello economico-produttivo

La crisi di Volkswagen è per alcuni analisti lo specchio di un modello industriale non più al passo coi tempi. Non solo in Germania ma in Europa. Oggi, 9 settembre 2024, è stato presentato il rapporto Draghi sulla competitività europea nei confronti di Cina e Stati Uniti in cui si invocano fortissimi investimenti per non perdere il passo. Con il giornalista economico del Corriere della Sera, Federico Fubini, abbiamo cercato di capire quanto i problemi di VW siano collegati a quelli del modello economico tedesco e della perdita di competitività dell'Europa. Per Fubini la cornice europea, al momento, è una cornice di perdita di produttività e di competenze e la crisi di VW va interpretata all’interno di questa cornice.