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Libertà scientifica a rischio? Il Fördergeld-Affäre in Germania COSMO italiano 10.07.2024 20:04 Min. Verfügbar bis 10.07.2025 COSMO Von Cristina Giordano


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Libertà scientifica a rischio? Il Fördergeld-Affäre in Germania

Stand: 10.07.2024, 17:00 Uhr

di Cristina Giordano, Enzo Savignano e Daniela Nosari

Il ministero dell'Istruzione tedesco ha pensato di tagliare i fondi a docenti solidali con le proteste studentesche pro-Palestina a Berlino? La ministra liberale Stark-Watzinger non l'ha chiarito fino in fondo, come ci spiega Enzo Savignano. Ne parliamo con Arne Semsrott del portale "Frag den Staat" e diamo uno sguardo alle proteste in Italia con Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena.

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La ministra dell'Istruzione Bettina Stark-Watzinger

Quando scoppia il caso?

Ad inizio maggio 2024 anche nelle università tedesche arrivano le proteste pro-palestinesi contro l'assedio di Israele a Gaza in seguito al feroce attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Alla Freie Universität di Berlino i partecipanti ad un sit-in vengono sgomberati dalla polizia perché nel corso della manifestazione sarebbero stati pronunciati slogan antisemiti. Pochi giorni dopo, l’8 maggio, più di 100 docenti universitari firmano un documento di solidarietà con gli studenti filopalestinesi e criticano la presidenza dell'università per aver permesso lo sgombero senza alcuna "offerta di dialogo". Gli studenti, scrivono i docenti e i ricercatori, non dovrebbero "in nessun caso essere sottoposti alla violenza della polizia".

La reazione della ministra dell'Istruzione Stark-Watzinger

La ministra liberale reagisce dichiarandosi "sbalordita" al quotidiano Bild che nella lettera non venga neppure menzionato l'attaco del gruppo islamista di Hamas, ed equiparando con parole forti i docenti a "nemici della Costituzione" per sospetto antisemitismo. Nei giorni successivi "Panorama", magazine della tv pubblica ARD, e il portale per la libertà d’informazione "FragDenStaat” rendono pubblici dei documenti dai quali emerge che il ministero, ad alti livelli, aveva valutato la possibilità di ritirare dei finanziamenti ai professori e ricercatori universitari firmatari della lettera. Inoltre sarebbe stato stilato un elenco dei professori firmatari che ricevono fondi dal Ministero.

Il ruolo di Sabine Döring

L'ex Segretaria di Stato del ministero dell’Istruzione e della Ricerca, praticamente il numero due di Stark-Watzinger, avrebbe avviato telefonicamente una procedura interna per verificare se questa presa di posizione politica dei docenti, con la solidarietà ad un movimento accusato di antisemitismo, non violasse la legge. Sembra però che non si facesse alcun riferimento all’intenzione di rivedere o addirittura fermare i finanziamenti per i professori e ricercatori. E secondo inchieste dei media tedeschi, anche nei giorni seguenti Döring non avrebbe inoltrato alcuna richiesta per conoscere l’entità dei finanziamenti ai professori firmatari della lettera. Infine le verifiche iniziali sulla lettera dei docenti, richieste sempre da Döring, avevano escluso che la missiva fosse incostituzionale.

L’inchiesta interna smentiva la ministra?

La ministra Stark-Watzinger ha affermato che non sapeva nulla di procedure di verifica e controllo sui finanziamenti per i docenti e ricercatori. Una tesi difficile da sostenere perché, come sostengono molti media, le verifiche sarebbero la conseguenza proprio delle durissime parole della ministra che, ricordiamo, aveva definito i professori firmatari della lettera “nemici della Costituzione”. L’11 giugno un portavoce del ministero ha confermato nuovamente che la ministra non aveva commissionato né richiesto un esame sui finanziamenti. Sta di fatto che comunque la segretaria di Stato Döring avrebbe avviato queste procedure di verifica. Alla fine il ministero aveva risolto la questione parlando di un grosso fraintendimento interno e mandando in pensione anticipata Döring, di fatto quindi licenziandola.

Döring fa causa al Ministero 

Alcuni rappresentanti dell’Unione Cdu/Csu hanno definito la Segretaria di Stato un semplice capro espiatorio e chiesto le dimissioni della ministra. Intanto Döring, che è anche stata professoressa universitaria di filosofia, ha avviato un’azione legale contro il Ministero dell’Istruzione presso il tribunale amministrativo di Berlino, perché in quanto funzionaria pubblica è soggetta all'obbligo di riservatezza e non può rilasciare dichiarazioni sulla questione. Solo lo stesso ministero dell’Istruzione potrebbe liberarla da quest'obbligo, cosa che Stark-Watzinger per ora respinge, minacciando una procedura disciplinare da parte del ministero.

La ministra di fronte alla Commissione

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Un momento di uno sgombero all'Università Humboldt di Berlino

Nel frattempo, a fine giugno, Stark-Watzinger ha dovuto rispondere a domande sul caso davanti alla Commissione istruzione del Bundestag. Alle domande della Commissione la ministra non ha risposto in modo esaustivo, ad alcune sembra non aver proprio risposto, critica l'opposizione. In ogni caso, restano molti dubbi. La leader del partito dei Verdi Ricarda Lang ritiene che sia chiaro che questa vicenda "ha portato a una grave perdita di fiducia tra il mondo accademico, scientifico e la politica”.

Anche Walter Rosenthal, della Conferenza dei rettori tedeschi, ritiene che "L'atmosfera tra il mondo accademico e il ministro Stark-Watzinger sia piuttosto tesa". Rosenthal ha chiesto colloqui diretti con la ministra. L’esperta di politiche dell'istruzione della Linke, Nicole Gohlke, ha chiesto oltre alle spiegazioni anche delle scuse nei confronti del mondo accademico. Dopo la Commissione d’Inchiesta per l'Istruzione, Stark-Watzinger dovrà rispondere alle domande dell'intero Bundestag.

L’analisi dei fatti del portale Frag Den Staat

Sul portale internet fragdenstaat.de i cittadini possono informarsi e chiedere che venga fatta luce su un caso specifico legato alle istituzioni pubbliche. Solo lo scorso anno ci sono state 280.000 richieste. "FragDenStaat" di fatto sfrutta tutto l'impianto normativo che offrono le leggi tedesche sulla libertà di informazione per ottenere ad esempio dalle istituzioni anche documenti interni, che non diventano pubblici se non espressamente richiesti.

Sul caso Stark-Watzinger, secondo Arne Semsrott, coordinatore di "FragDenStaat": "Le prove raccolte dimostrano che al ministero hanno verificato se fosse possibile ritirare i finanziamenti. Ma il blocco non c'è stato perché qualcuno al ministero ha fatto notare che sarebbe stata un'aggressione alla libertà della comunità scientifica".

Dibattito sulle proteste pro-Palestina nelle università italiane

Anche in Italia le proteste pro-Palestina hanno fatto discutere, e sono state in parte oggetto di dura repressione delle forze di polizia, come a Pisa. Anche all'università degli Stranieri di Siena, all'inizio dell'anno accademico, si erano tenute pesanti proteste, e contestazioni anche contro la ministra dell'Università e della ricerca Anna Maria Bernini, presente in quell'occasione. Il governo italiano, esattamente come quello tedesco tende a usare il pugno duro contro queste manifestazioni, accusano gli osservatori.

D'altra parte nel dibattito pubblico si accusano i metodi, gli slogan e gli obiettivi della protesta studentesca italiana pro Gaza in cui il confine tra il diritto al dissenso e l'antisemitismo è spesso sottile. "L'università dia il diritto di parola a tutti", dice Tomaso Montanari, rettore dell'Università degli Stranieri di Siena: "Perché il punto, continua lo storico dell'arte e saggista italiano non è essere d'accordo o meno con ciò che dicono le studentesse e gli studenti ma permettere loro di dirlo". Secondo Montanari “ascoltare gli studenti significa parlare con la componente della comunità universitaria che dà senso all’Università”.