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Le proteste pro-Palestina nei campus universitari COSMO italiano 16.05.2024 21:42 Min. Verfügbar bis 16.05.2025 COSMO Von Filippo Proietti


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Le proteste pro-Palestina nei campus universitari

Stand: 16.05.2024, 17:18 Uhr

a cura di Filippo Proietti, Giulio Galoppo e Cristiano Cruciani

La protesta contro l'intervento militare israeliano nella Striscia di Gaza dilaga nei campus universitari di tutto il mondo. Giulio Galoppo ci illustra la situazione in Germania, con il caso eclatante della Freie Universität di Berlino. Con l'editorialista di Repubblica Mario Platero facciamo il punto della situazione nei campus universitari americani, mentre della situazione negli atenei italiani abbiamo parlato con lo scrittore Christian Raimo.

Student:innen der Humboldt-Universität zu Berlin protestieren für Palästina

Anche in Germania, studenti e studentesse universitarie protestano contro il durissimo intervento militare israeliano nella Striscia di Gaza

Proteste studentesche in Germania

Il 3 maggio scorso circa 150 persone si sono riunite per una manifestazione non annunciata nella corte antistante la Humboldt-Universität di Berlino. La polizia è intervenuta arrestando temporaneamente diversi manifestanti. Episodi simili sono stati registrati anche negli atenei di Lipsia, di Brema, dove è stato evacuato il campus universitario. A Colonia sono state montate tende in un prato dell'università e ad Amburgo è stata organizzata una veglia. Anche le univeristà di Jena e Weimar stanno valutando possibili azioni. Ma l’episodio che fa discutere più di qualsiasi altro è legato alla Freie Universität di Berlino, dove lo scorso 7 maggio una protesta studentesca con l’allestimento di una tendopoli ha scatenato forti reazioni.

Freie Universität di Berlino, 7 maggio 2024

Circa 150 studenti e studentesse con bandiere palestinesi hanno tentato di occupare un cortile della Freie Universität di Berlino e di montare delle tende.

Il gruppo "Student Coalition Berlin" (SCB) aveva pubblicato poco prima su Instagram le proprie richieste: cessate il fuoco immediato e blocco delle esportazioni di armi dalla Germania. Il gruppo chiedeva anche la fine della cooperazione accademica della FU con le università israeliane.

L'università ha reagito chiamando immediatamente la polizia che ha fatto sgomberare l'area. La polizia ha poi comunicato di aver arrestato temporaneamente 79 persone, tra cui 49 donne e 30 uomini.

La lettera firmata da centinaia di docenti universitari

Più di 100 professori e docenti di diverse università berlinesi hanno pubblicato una dichiarazione, ad oggi sottoscritta da quasi 1400 firmatari delle università tedesche. In questa dichiarazione, gli accademici sostengono quanto segue: "Indipendentemente dal fatto che siamo d'accordo o meno con le richieste specifiche dell'accampamento di protesta, siamo al fianco dei nostri studenti e difendiamo il loro diritto alla protesta pacifica, che include anche l'occupazione del suolo universitario".

I firmatari chiedono alla direzione dell'università di Berlino di "astenersi da azioni di polizia contro i propri studenti e da ulteriori azioni penali". Tra i firmatari anche diversi nomi di spicco dell’Accademia, tra cui le filosofe Rahel Jaeggi ed Eva von Redecker, lo storico Michael Wildt, le sociologhe Naika Foroutan e Sabine Hark, così come il giurista Maximilian Steinbeis. Da parte loro, gli studenti hanno lanciato una petizione per le dimissioni del presidente della FU Günter Ziegler.

Le reazioni della classe politica tedesca

Bettina Stark-Watzinger, Bundesbildungsministerin, FDP

La ministra federale dell'Istruzione, Bettina Stark-Watzinger (FDP)

La ministra federale dell'Istruzione, la liberale Bettina Stark-Watzinger, punta sulla totale repressione di questo tipo di proteste e, riguardo la lettera dei docenti, ha dichiarato al giornale scandalistico “Bild” di essere “sbalordita” dalla loro azione. A suo avviso, i firmatari banalizzerebbero l’odio nei confronti di Israele e degli ebrei mentre dovrebbero difendere la Costituzione.

Il sindaco di Berlino, il cristiano-democratico Kai Wegner, sempre alla “Bild” ha addirittura dichiarato di non avere “assolutamente alcuna simpatia per gli autori di questo pamphlet”. Secondo Wegner, tanto le proteste degli studenti, quanto la lettera firmata dalle e dai docenti universitari sarebbero espressione di antisemitismo e odio verso Israele e non espressioni della propria opinione.

La risposta dal mondo accademico e della ricerca

Ralf Michaels, direttore dell'Istituto Max Planck per il diritto privato comparato e internazionale di Amburgo, riferendosi a quanto affermato da Stark-Watzinger, ha scritto su X che mettere in dubbio la fedeltà dei docenti universitari alla Costituzione è in contraddizione con il suo ruolo di ministra federale dell'Istruzione.

Matthias Goldmann, professore di diritto internazionale a Wiesbaden, ha scritto che la ministra sta lanciando accuse generiche di antisemitismo contro i firmatari, esponendoli alla “cultura dell’odio alimentata dal tabloid Bild”. La "Bild" parla infatti dei docenti firmatari della lettera in questione come di "UniversiTÄTER", cioè come “autori di un reato”. La giurista e politica Niema Mossavat ha persino invitato Stark-Watzinger a dimettersi.

Jannis Grimm, ricercatore esperto di movimenti di protesta, anch'egli docente alla FU, ritiene che le università debbano essere in grado di affrontare i disaccordi e che sia importante che le proteste abbiano luogo, così come anche le contro-proteste. Grimm afferma che – cito – “l'università deve rimanere un luogo di controversia, dove la controversia non viene messa a tacere dalla polizia.”

Il caso di Ghassan Hage, etnologo del Max-Planck-Institut

Nel 2023-2024 Hage è stato visiting professor presso il Max Planck Institute of Social Anthropology di Halle (Saale), in Germania. Il 7 febbraio 2024, è stato licenziato dalla Max Planck Gesellschaft a causa delle sue posizioni sulla guerra di Gaza del 2023, con l’accusa di antisemitismo. Il 7 ottobre 2023, il giorno dell'attacco di Hamas a Israele, Hage aveva pubblicato una poesia intitolata "Israel-Palestine: The Endless Dead-End That Will Not End” (Israele-Palestina: Il vicolo cieco senza fine che non finirà). Hage ha fatto causa all'istituto di ricerca, causa tutt'ora in corso, sostenuto da numerosi colleghi del mondo della ricerca e dello stesso Max-Planck-Institut.

Le proteste pro-Palestina nei campus universitari degli USA

Alla Columbia University di New York, a inizio maggio, poliziotti in tenuta antisommossa hanno sgomberato il campus e arrestato centinaia di studenti. La Columbia, tuttora presidiata dalla polizia, su richiesta del preside, ha annullato la grande cerimonia di consegna delle lauree prevista per il 15 maggio. La protesta si è diffusa in altri atenei con molti arresti di manifestanti filopalestinesi. Ce ne parla il giornalista ed editorialista di Repubblica Mario Platero.

Le proteste delle studentesse e degli studenti italiani

Anche in Italia la solidarietà con gli abitanti di Gaza e i palestinesi si sta manifestando nei principali atenei dal nord al sud dove campeggiano slogan come, "Intifada studentesca", "stop a guerre e genocidio del popolo palestinese", e poi sit in, accampamenti nei cortili delle università riprendendo appunto le proteste statunitensi. Al microfono di COSMO italiano Christian Raimo, insegnante, scrittore e giornalista vicino a questa protesta. Quanta radicalità c'è in questi movimenti? È possibile fare una distinzione tra la critica alla politica del governo di Israele e la messa in discussione dell'esistenza stessa di Israele, e quindi ad arginare derive antisemite o filo-Hamas?