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Quando il razzismo è istituzionale, fra Germania e Italia COSMO italiano 21.03.2024 22:34 Min. Verfügbar bis 21.03.2025 COSMO Von Filippo Proietti


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Quando il razzismo è istituzionale, fra Germania e Italia

Stand: 21.03.2024, 17:48 Uhr

a cura di Filippo Proietti, Giulio Galoppo e Daniela Nosari

Il pregiudizio dello straniero che non vuole lavorare e sfrutta il sistema sociale inquina il dibattito legato all'immigrazione in Germania. Giulio Galoppo ci parla di divieti, permessi e obblighi di lavoro. E la carta elettronica in arrivo complicherà la vita di chi riceve aiuti. L'Italia ostacola ancora le ong che salvano vite nel Mediterraneo, ma queste ora si difendono per vie legali. Ne parliamo con Annalisa Camilli, giornalista che da anni segue il tema immigrazione.

Junger schwarzer Mann arbeitet als Mechaniker

In Germania si dibatte su come facilitare l'inserimento nel mercato del lavoro ai richiedenti asilo

Lavorare a 80 centesimo l’ora. Il caso di Saale-Orla

Christian Herrgott, neo eletto amministratore cristiano-democratico del Consiglio distrettuale di Saale-Orla (Turingia), sostiene che i rifugiati debbano svolgere lavori semplici per una retribuzione di 80 centesimi all'ora, 4 ore al giorno. Se si rifiutano, rischiano tagli fino a 180 euro al mese. Herrgott sosteiene che la possibilità di impiegare richiedenti asilo per lavori socialmente utili è inserita nella legge sull'assistenza ai richiedenti asilo.

Si tratta di lavori anche all’interno delle stesse strutture di accoglienza, come lavori di pulizia e assistenza. Il presidente della CDU in Turingia, Mario Voigt, ha difeso la decisione di Herrgott, considerandola come un segnale per limitare l'immigrazione. Per Voigt, chi riceve la solidarietà della comunità in Germania deve anche restituire qualcosa.

Critiche alla decisione del Landrat di Saale-Orla

I Verdi sono contrari all'approccio di Herrgott, che definiscono sfruttamento disumano e non lavoro. Tale decisione, secondo loro, rende più difficile l'accesso al lavoro regolare, quando, invece, l'inserimento nel mondo del lavoro dei richiedenti asilo deve avere la massima priorità. Anche Saskia Esken, a capo della SPD, ritiene che vista la carenza di manodopera qualificata, ha più senso inserire i rifugiati in un'attività lavorativa soggetta a contributi sociali in modo più rapido e semplice.

L'obbligo di lavoro per i richiedenti asilo non è sostenibile nemmeno per Hubertus Heil, ministro socialdemocratico del Lavoro. L’obiettivo, ha ricordato il ministro, è quello di ottenere un’integrazione sostenibile nel mercato del lavoro, mentre questo tipo di impieghi rischia di ostacolarla. Anche Heil, come Esken, punta a inserire le persone che hanno richiesto e trovato protezione in Germania in un'occupazione permanente soggetta a contributi sociali. Per farlo, sarà necessario intensificare l’assistenza fornita dai centri per l'impiego, che dovrebbero individuare le competenze e le qualifiche dei rifugiati. Sulla base di queste, verranno fatte offerte di lavoro concrete e adeguate.

La posizione di ProAsyl

ProAsyl condanna l’intenzione di obbligare le persone in cerca di protezione a lavorare in condizioni di sfruttamento a 80 centesimi l'ora, quando a molti dei richiedenti asilo viene negato un regolare permesso di lavoro.

Il caso di Ahmad Ahmad, giovane siriano residente a Erfurt

Molto stimato dai colleghi e dal datore di lavoro, Ahmad, un 25enne siriano che lavorava da un anno in un'azienda di elettrotecnica di Erfurt, il 27 febbraio ha trovato nella cassetta delle lettere un avviso dell'Ufficio immigrazione di Erfurt, con il quale gli veniva revocato il permesso di lavoro. La motivazione è a dir poco allucinante: evitare l'integrazione nelle condizioni di vita locali, che potrebbe ostacolare una possibile espulsione dalla Germania. Fortunatamente, grazie al sostegno del suo datore di lavoro, Jens Wallisch, Ahmad è riuscito, alla fine, a riottenere un permesso di lavoro e tutto si è risolto per il meglio. Tra l'altro non lavorando era tornato a carico delle casse pubbliche e riceveva il sussidio di base invece che mantenersi da solo.

Cosa prevede, al momento, la legge tedesca?

I richiedenti asilo sono generalmente autorizzati a lavorare dopo tre mesi. Chi vive in un centro di accoglienza e non ha figli minori può però lavorare solo dopo nove mesi. Le persone tollerate, cioè con una cosiddetta Duldung, o i rifugiati in un centro di accoglienza con almeno un figlio minore possono lavorare dopo sei mesi, mentre i richiedenti asilo provenienti dai cosiddetti Paesi di origine sicuri che hanno fatto domanda di asilo dopo l'agosto 2015 non hanno generalmente accesso al mercato del lavoro. Ricordiamo che per i cittadini di Paesi di origine sicuri sono previste procedure accelerate di asilo e di espulsione. Attualmente sono dieci i Paesi di origine sicuri: Albania, Bosnia-Erzegovina, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal e Serbia e, dalla fine del 2023, anche Moldavia e Georgia.

Considerando i numerosi posti vacanti nell'economia tedesca e la volontà di una migliore integrazione, il governo tedesco vuole ora allentare i divieti di lavoro nella speranza di aumentare l'occupazione dei richiedenti asilo. Ciò dovrebbe anche alleggerire le spese delle città e dei comuni in termini di prestazioni sociali.

E quali modifiche introdurrebbe il nuovo progetto di legge?

In primo luogo, i richiedenti asilo nei centri di prima accoglienza potranno in futuro lavorare dopo soli sei mesi anziché nove. I richiedenti asilo respinti che però lavorano o fanno un corso di formazione possono ricevere lo status di "geduldete". Potranno beneficiarne gli stranieri giunti in Germania entro il 31 dicembre 2022. In terzo luogo, in futuro le autorità per l'immigrazione dovranno permettere l'assunzione di stranieri "geduldet". Ora avviene a loro discrezione e dovrebbe, invece, diventare la regola.

La carta elettronica di pagamento

È braccio di ferro tra governo e opposizione su una misura che cambierà l'accesso dei richiedenti asilo e rifugiati agli aiuti economici. Una carta elettronica di pagamento per evitare, secondo i fautori, che gli aiuti finanziari che ricevono dallo Stato vadano a finire all'estero. La carta dovrebbe sostituire i pagamenti in contanti che ricevono i rifugiati. L'introduzione di questa carta a livello federale è stata oggetto di dibattito al Bundestag dopo che a novembre Bund e Länder avevano trovato un accordo di massima. Finora la carta è utilizzata ad Amburgo e in alcuni altri comuni e da oggi, giovedi 21 marzo, sono iniziati dei progetti pilota in quattro comuni bavaresi. La CSU la vuole a tutti i costi, ritenendola un mezzo per fermare l'immigrazione illegale e i finanziamenti ai trafficanti di uomini. Sono contrari, invece, i Verdi e la SPD.

La politica italiana sui salvataggi nel Mediterraneo

In Italia i soccorritori dei migranti nel mare Mediterraneo sono tornati al centro del dibattito sulla migrazione. Le ong continuano ad essere ostacolate con gravi rischi per chi trasportano. L'ultimo caso è quello della Sea Eye4. Sottoposta a fermo amministrativo per ben 60 giorni dopo esser giunta nel porto di Reggio Calabria con 144 migranti a bordo, di cui 40 minorenni. Non è l'unico caso di fermo. Ce ne parla Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale, che conferma come, per il governo Meloni la lotta alle Ong rimanga una priorità.