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Il contributo dei migranti all'economia tedesca COSMO italiano 10.09.2024 18:17 Min. Verfügbar bis 10.09.2025 COSMO Von Filippo Proietti


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Il contributo dei migranti all'economia tedesca

Stand: 10.09.2024, 17:56 Uhr

a cura di Filippo Proietti, Giulio Galoppo e Daniela Nosari

Dalla storica accoglienza per il milionesimo Gastarbeiter esattamente sessant'anni fa al dibattito di questi giorni che punta sulla chiusura dei confini, l'atteggiamento nei confronti degli stranieri in Germania è cambiato: eppure ieri come oggi sono fondamentali per l'economia tedesca, sottolinea Axel Plünnecke dell'Istituto per l'economia IW. Con Giulio Galoppo parliamo del loro contributo ieri e oggi, mentre Valeriia Molderf ci parla del difficile riconoscimento dei medici ucraini.

Bahnarbeiter

L'86% dei rifugiati di sesso maschile è integrato nel mondo del lavoro

Il miracolo ecoonomico tedesco e il contributo dei migranti

All’inizio degli anni ’50, sulla scia del miracolo economico, la Repubblica Federale Tedesca aveva un disperato e urgente bisogno di forza lavoro. Il 20 dicembre 1955, i rappresentanti dei governi tedesco e italiano firmarono un accordo di reclutamento. Ne seguirono poi altri, con la Spagna e la Grecia nel 1960, con la Turchia nel 1961, con il Portogallo nel 1964, con la Tunisia e il Marocco nel 1965 e con la Jugoslavia nel 1968. Già nel 1964, la Germania accoglieva il milionesimo “lavoratore ospite”, o, come si dice in tedesco, Gastarbeiter. Li si definiva “lavoratori ospiti” poiché l’idea era che si fermassero in Germania solo per un periodo limitato, per poi tornare nel Paese di origine.

Molti fecero ritorno, ma tantissimi, invece, sono rimasti. C’è unanimità nel riconoscere il grande contributo dato dai Gastarbeiter all’economia tedesca. Nel 1972, il Presidente dell'Ufficio Federale del Lavoro, Josef Stingl, e il Ministro del Lavoro della Baviera, Fritz Pirkl, accoglievano a Monaco di Baviera con champagne e fiori la duemilionesima Gastarbeiterin, la diciannovenne jugoslava Vera Rimski. Josef Stingl, a quanto riportato allora da un giornalista, ringraziò la ragazza e tutti gli altri Gastarbeiter per il grande contributo che davano all’economia tedesca, rendendo così possibile l'elevato standard di vita nella Germania dell’Ovest.

I "Gastarbeiter" giunti dall’Italia

Tra il 1955 e l’inizio degli anni ’70 erano già più di due milioni gli italiani reclutati dalla Germania. Negli anni successivi si stimano intorno ai quattro milioni gli italiani assunti come Gastarbeiter. I settori in cui venivano impiegati erano quelli dell'agricoltura, dell'edilizia e dell’industria metalmeccanica in Bassa Sassonia, Baden-Württemberg e Nord Reno-Westfalia, Baviera e Assia, oltre che delle miniere nella Ruhr. Erano richiesti però anche artigiani come sarti, imbianchini, falegnami, oltre a elettricisti o mestieri affini. Ricordiamo che in Italia, così come negli altri Paesi coi quali la Germania concluse accordi bilaterali di reclutamento, c’era un enorme problema di disoccupazione e, conseguentemente, di povertà. L’occasione presentata dalla Repubblica Federale Tedesca era vantaggiosa per tutte le parti in causa.

Ostilità nei confronti dei migranti

Sono in molti a voler far credere che i problemi della Germania siano dovuti alla presenza degli stranieri. L’insoddisfazione nei confronti della politica migratoria si fa sempre più aggressiva così come la richiesta di regole più severe. Basti pensare al grande successo dell’AfD alle recenti elezioni in Sassonia e Turingia e alle reazioni degli altri partiti. Espulsione, chiusura delle frontiere sono alcune delle richieste più estreme. La politica comincia anche a fare concessioni in questa direzione, proprio ieri la ministra dell'Interno Faeser ha annunciato controlli a tutti i confini tedeschi per limitare l'immigrazione irregolare per paura di estremisti islamici. Un dibattito che si è acuito in seguito all'attentato di Solingen del 23 agosto 2024.

Il contributo degli stranieri alla crescita del Paese

Warteraum in der Aufnahmeeinerichtung

I tempi della burocrazia sono molto lenti

Abbiamo visto, al contrario, che l'immigrazione negli ultimi più di 60 anni è stata una storia di successo per la Germania. Quasi il 30% delle persone che vivono oggi in Germania ha un passato da immigrato. Senza questi immigrati e i loro figli, il miracolo economico e la grande prosperità di oggi non sarebbero stati possibili. Questo vale in particolare per gli ultimi dieci anni, in cui oltre il 50% dell'aumento dell'occupazione è avvenuto grazie all'immigrazione. L'anno scorso è stato addirittura del 100%. Il numero di tedeschi in età lavorativa è in calo da tempo. Senza una forte immigrazione, il decennio d'oro del 2010 non sarebbe stato possibile e il problema della forza lavoro oggi sarebbe molto più grande. Lo fa notare l’economista Marcel Fratscher in articolo da lui scritto per il settimanale "Die Zeit".

Con l'86%, il tasso di occupazione di chi è arrivato in Germania tra il 2014 e il 2016 come richiedente asilo è superiore al tasso di occupazione degli uomini tedeschi. Le aziende in particolare sono di solito tra i maggiori sostenitori di questa immigrazione e non si stancano mai di sottolineare la necessità della migrazione e il successo dell'integrazione. Ci sono, certo, difficoltà. Questo tasso di occupazione si raggiunge dopo circa otto anni. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro delle donne tra i rifugiati è molto basso, e ci sono anche casi isolati di abuso di prestazioni sociali. Ma l'integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro e nella società ha avuto più successo di quanto previsto all'epoca.

Blaue Karte UE e Chancenkarte

È importante, comunque, ricordare che la Germania, in questo momento, ha urgente bisogno di lavoratori qualificati e ne sta facilitando l’arrivo. Ha creato, per esempio per ingegneri e informatici, ma non solo, la Blaue Karte UE, un permesso di soggiorno per gli accademici extracomunitari che lavorano in uno Stato membro dell'UE, e la Chancenkarte, un permesso di soggiorno che consente ai lavoratori di Paesi terzi di entrare in Germania per cercare un lavoro. E anche tra coloro che arrivano, invece, in cerca di aiuto, seppur con un percorso più lungo, ci sono figure professionali che possono contribuire allo sviluppo dell’economia tedesca. Per i richiedenti asilo, l’inserimento nel mercato del lavoro tedesco è, ovviamente, un percorso che richiede tempo e impegno a chi viene accolto, ma anche supporto concreto da parte delle istituzioni e della politica.

La parola all'esperto

Gli immigrati non europei devono seguire un lungo percorso con molti ostacoli per integrarsi nel mondo del lavoro tedesco, ma hanno una grande importanza per l'economia e lo Stato. È ciò che emerge dall'intervista al professor Axel Plünnecke dell'istituto dell'economia tedesca IW di Colonia.

Dottoresse e dottori provenienti dall'Ucraina

A proposito di lungaggini burocratiche, fanno discutere quelle centinaia di dottoresse e dottori ucraini che sono in attesa di vedersi riconosciuta la loro formazione professionale per poter ricominciare a lavorare in Germania. E questo in un periodo in cui anche di medici c'è grandissima richiesta. Nel caso degli ucraini, che hanno avuto rispetto ad altre categorie di richiedenti asilo una corsia preferenziale dall'inizio dell'aggressione russa, il riconoscimento delle loro qualificazioni doveva durare qualche mese, in realtà è un processo che ormai dura dai due ai tre anni. Il problema principale è la burocrazia e soprattutto quella dei Länder federali, perché la sanità è di loro competenza. Valeriia Molderf, ucraina, lavora come giornalista in Germania e grazie ai suoi contatti con la comunità ucraina mi ha spiegato come stanno vivendo questa attesa e quali intoppi hanno incontrato.