L'autonomia differenziata spiegata bene. COSMO italiano. 06.02.2024. 23:57 Min.. Verfügbar bis 05.02.2025. COSMO. Von Luciana Caglioti.
L'autonomia differenziata spiegata bene
Stand: 06.02.2024, 17:12 Uhr
di Luciana Caglioti, Enzo Savignano e Tommaso Pedicini
Il Senato ha di recente approvato la riforma che vuole introdurre in Italia la cosiddetta autonomia differenziata. Con Enzo Savignano proviamo a chiarirne i dettagli, mentre con l'economista Gianfranco Viesti analizziamo le possibili ricadute della riforma in un Paese già molto diviso e diverso tra Nord e Sud. Con il costituzionalista Jens Woelk cerchiamo, infine, di capire le differenze tra il federalismo tedesco e l'autonomia differenziata italiana.
Cosa prevede il disegno di legge Calderoli
Federalismo all’italiana, è così che si potrebbe definire l'autonomia differenziata delle Regioni. Il cosiddetto disegno di legge Calderoli, che prende il nome dal ministro degli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli, è stato approvato il 23 gennaio dal Senato. Si tratta di una legge che ridefinisce le procedure per l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione italiana. Il disegno di legge, si legge nel testo approvato al Senato, prevede la possibilità di attribuire “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta".
Le Regioni che usufruiranno del ddl
In Italia le Regioni sono 20. Di queste, quindici sono ordinarie e cinque a statuto speciale. Queste ultime sono Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia. Il ddl riguarda quindi le altre 15. E queste Regioni avranno la possibilità di accordarsi singolarmente con lo Stato centrale sulle numerose materie previste dall’articolo 117 della Costituzione che, ricordiamo, dice che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Stato e Regioni potranno quindi legiferare sui rapporti internazionali e con l’Unione europea; su tutela e sicurezza del lavoro; istruzione; ricerca scientifica e tecnologica, tutela della salute. Ma anche coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale.
Il ddl introduce i livelli essenziali delle prestazioni (Lep)
In totale le materie su cui le Regioni possono chiedere maggiore autonomia allo Stato sono 23, tra cui anche istruzione, trasporti e sanità. Il disegno di legge, per rispondere alle critiche di chi teme mancanza di equità nella distribuzione delle future risorse, introduce i Lep, cioè dei livelli essenziali delle prestazioni, ossia quelle prestazioni base e fondamentali che devono essere garantite in modo uniforme ed equo su tutto il territorio nazionale. In particolare il diritto di tutti i cittadini all’assistenza sanitaria e sociale, all’istruzione, oppure alle prestazioni previdenziali per i lavoratori.
Le procedure di assegnazione delle risorse
L’iter di richiesta di autonomia su una determinata materia parte ovviamente dalla singola Regione che, dopo essersi consultata con gli enti locali, avvia la procedura. La richiesta, deliberata dalla Regione, va trasmessa al Presidente del Consiglio e al Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Quest’ultimo ha il compito di avviare il negoziato con la Regione per individuare le risorse finanziare da assegnare. Il negoziato, sottolinea il disegno di legge, deve comunque essere avviato entro 30 giorni dalla richiesta della singola Regione.
Con il ddl Calderoli aumenterà il debito pubblico?
A far discutere e a provocare diverse polemiche politiche è proprio il nodo finanziamenti. Il progetto di riforma sostiene che l’assegnazione delle risorse alle Regioni dovrebbe avvenire senza aggravare ulteriormente le finanze pubbliche. Sulla questione, piuttosto delicata perché l’Italia da tempo è finita sotto la lente d’ingrandimento delle autorità europee per il suo elevato debito pubblico, sono state effettuate e sono in corso alcune analisi.
Il leghista Roberto Calderoli autore del ddl
Per esempio la Banca d’Italia, in una suo studio già inviato al Senato prima della votazione, ha sottolineato che le Regioni che chiederanno maggiore autonomia in una determinata materia “avranno accesso - si legge nella nota di Bankitalia - di una quota significativa del gettito erariale”. Praticamente le Regioni potranno utilizzare più soldi dei contribuenti, provenienti da tasse e imposte. Questo significa, secondo la Banca d’Italia, che il governo centrale rischia di perdere il controllo di settori anche rilevanti della spesa pubblica. Per questo motivo è difficile sostenere che la spesa pubblica complessiva non aumenterà.
Aumentano le differenze tra Regioni ricche e povere?
Il rischio è poi soprattutto che le Regioni più ricche del Nord con questa riforma diventino ancora più ricche rispetto alle Regioni più povere del Sud. In pratica in quelle Regioni, dove già funzionano bene determinati servizi, sarà più facile avviare le procedure di richiesta di investimenti, rispetto ad altre dove, invece, ci sono già lacune e carenze. Ricordiamo che dopo il Senato, dovrà essere la Camera a dover approvare il ddl Calderoli. L’obiettivo del governo è incassare il via libera definitivo prima delle elezioni europee del 9 giugno. Ma l’opposizione, in particolare il Pd, potrebbe chiedere un referendum abrogativo. Alla fine potrebbero essere i cittadini di tutte le Regioni a decidere se la riforma Calderoli entrerà in vigore o meno.
L’analisi critica di Gianfranco Viesti
Professore ordinario di economia applicata all'università di Bari, nei suoi studi Viesti ha approfondito la questione meridionale, soprattutto da un punto di vista di geografia economica. L'anno scorso ha pubblicato per Laterza un libro sul federalismo, in particolare sulla questione del regionalismo e dell'autonomia differenziata. Abbiamo domandato a Viesti se il titolo del suo libro "Contro la secessione dei ricchi" sia già un giudizio sul disegno di legge sull'autonomia differenziata, approvato in Senato. “In nessuna parte del mondo – ci ha risposto il professor Viesti - esiste un Paese nel quale ad alcune Regioni soltanto e non ad altre siano assegnate delle competenze così estese. L’Italia diventerebbe un Paese Arlecchino nel quale non è più chiaro chi comanda, su che cosa e dove”.
Il confronto con il federalismo tedesco
Quali sono le differenza tra l'autonomia differenziata proposta da Calderoli e il federalismo in Germania? Ne abbiamo parlato con il costituzionalista Jens Woelk, professore ordinario di Diritto costituzionale comparato all'Università di Trento. Secondo Wölk, che ha comunque una posizione critica sul ddl Calderoli, “in Germania si parte dall’idea della simmetria. Anche la piccola Brema, città-Stato con 750mila abitanti, e il Nordreno-Vestfalia con quasi 20 milioni di abitanti hanno le stesse competenze e prerogative. Inoltre i Länder hanno una voce molto importante a livello federale attraverso il Bundesrat, la Camera delle Regioni, che ha voce in capitolo su circa il 40% della legislazione complessiva”.