Le conseguenze di una guerra dei dazi tra USA e UE. COSMO italiano. 26.03.2025. 23:34 Min.. Verfügbar bis 26.03.2026. COSMO. Von Cristina Giordano.
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Le conseguenze di una guerra dei dazi tra USA e UE
Stand: 26.03.2025, 16:30 Uhr
a cura di Cristina Giordano, Giulio Galoppo e Cristiano Cruciani
Tra minacce e misure vere e proprie è guerra commerciale tra USA e paesi esportatori, specialmente l'Europa che prende contromisure, ce ne parla Giulio Galoppo. L'economista Carlo Pelanda ci spiega come i dazi americani siano il risultato di una politica commerciale USA-UE in atto già dagli anni '60. All'editorialista Carlo Polito abbiamo chiesto quale potere abbiano i consumatori per opporsi ai dazi americani che rischiano di mettere in crisi alcuni settori produttivi in Europa.

Donald Trump, presidente degli USA
I dazi imposti dagli USA
Dal 12 marzo scorso, gli Stati Uniti hanno imposto dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio provenienti dall'UE e da tutti gli altri Paesi del mondo. Ed è solo l’inizio. Trump ha annunciato l'intenzione di applicare dazi del 25% sulle importazioni di automobili e altri prodotti europei, con entrata in vigore prevista per il 2 aprile 2025, una giornata ribattezzata come “Liberation Day”, giorno della liberazione. Ma non è tutto, in risposta alle contromisure europee, Trump ha minacciato di imporre dazi del 200% su vino, champagne e altre bevande alcoliche importate dall'UE, a meno che l'Unione non rimuova i dazi sul whisky americano.
Quali sono le contromisure europee?
Si tratta di misure di controbilanciamento e riequilibrio, di contromisure, cioè, volte a proteggere le aziende, i lavoratori e i consumatori europei dall'impatto di quelle che sono ritenute "restrizioni commerciali ingiustificate". Praticamente, l'UE ha annunciato l'introduzione di dazi su beni americani per un valore di 26 miliardi di euro, inizialmente previsti per il 1° aprile 2025. Tuttavia, la Commissione Europea ha deciso di posticipare l'attivazione di queste misure a metà aprile per concedere più tempo alle negoziazioni con l'amministrazione statunitense.

L'UE potrebbe imporre dazi anche sul whisky americano
Le contromisure europee mirano a colpire per lo più prodotti provenienti da Stati e distretti elettorali a maggioranza repubblicana, tra cui il bourbon e le motociclette, come le Harley Davidson, ma anche barche, sempre al fine di esercitare pressione sull'amministrazione Trump per avviare negoziati.
Segnali di ripensamento da parte degli USA
Si avvicina il cosiddetto “Liberation Day”, il 2 aprile, il giorno in cui dovrebbero entrare in vigore dazi su una vasta serie di prodotti di importazione, ma sembra che dalla Casa Bianca arrivino segnali di una notevole riduzione dei piani.
È quanto riportato sia da Bloomberg che dal Wall Street Journal secondo cui l’amministrazione Trump starebbe valutando di non imporre dazi su interi settori industriali come automobili, prodotti farmaceutici e semiconduttori, bensì un pacchetto ridotto di dazi, più specifici e che alcuni paesi potrebbero addirittura esserne esentati.
Come reagisce la Germania alla prospettiva dei dazi americani?
La Germania sta affrontando con preoccupazione la minaccia dei dazi statunitensi, considerando l'importanza delle sue esportazioni verso gli Stati Uniti. Nel 2024, la Germania ha registrato un surplus commerciale record con gli USA di 70 miliardi di euro, con esportazioni per un valore di 144 miliardi di euro, principalmente nel settore automobilistico e dei prodotti medicali
Nel settore automobilistico, Ola Källenius, CEO di Mercedes-Benz, ha proposto l'azzeramento reciproco dei dazi sulle auto tra UE e USA per favorire una competizione più equa.
Le reazioni dall’Italia
La minaccia di dazi statunitensi potrebbe avere conseguenze significative per l'Italia, data la rilevanza delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti. Secondo l'Istat, nel 2024 oltre il 48% del valore dell'export italiano è stato indirizzato al di fuori dell'Unione Europea, con gli Stati Uniti come principale destinazione extra-UE. L'applicazione dei dazi preannunciati dall'amministrazione statunitense potrebbe quindi avere effetti rilevanti sul nostro Paese
Particolarmente a rischio è il settore vitivinicolo. La minaccia di dazi del 200% su vino e champagne provenienti dall'Unione Europea, mette in pericolo un export italiano verso gli USA valutato in circa 1,9 miliardi di euro.
Il governo italiano ha scelto una strategia di cautela e mediazione, anche sfruttando le simpatie che uniscono i due governi. La premier Giorgia Meloni, infatti, ha avvertito l'Unione Europea sui rischi di una guerra dei dazi con gli Stati Uniti, sottolineando che misure ritorsive potrebbero alimentare l'inflazione e rallentare l'economia europea.
Il protezionismo americano ha radici storiche
Donald Trump ha definito gli europei "parassiti" nella gestione dei rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Ma da dove arriva lo squilibrio commerciale, a cui il Presidente americano fa riferimento? Lo spiega a COSMO italiano il politologo ed economista Carlo Pelanda. Per capire la guerra dei dazi odierna, dice, bisogna fare un passo indietro, e tornare indietro, fino agli anni '60. Fu allora che gli Stati Uniti lanciarono la dottrina del commercio internazionale asimettrico, che consentiva agli Alleati di sfruttare, da un punto di vista commerciale, ciò di cui necessitavano, senza obbligo di reciprocità. Gli Alleati potevano, cioé, esportare, ma nello stesso tempo, fare protezionismo. Ciò si rivelò un successo sul piano geopolitico, ma non su quello economico, dove si verificarono dei problemi, poiché gli USA si ritrovarono con un'eccessiva concorrenza esterna sul loro mercato interno con un conseguente crescente deindustrializzazione. La questione è divenuta esplosiva, spiega Pelanda, con la fine della Guerra Fredda, quando si è passati da un mercato internazionale a uno globale.
Il boicottaggio è efficace?
Nelle guerre internazionali commerciali, ma anche politiche, l'ultima "resistenza" si chiama "boicottaggio". Mai come ora tornato di moda. Si pensi, per esempio, a quello contro Elon Musk, con l'ondata di utenti che nei mesi scorsi ha abbandonato il social X per protesta, e chi sceglie di vendere la propria Tesla. In Germania, secondo un sondaggio Civey per conto della testata economica Handelsblatt, la maggior parte dei consumatori tedeschi (64%) si è detta pronta a boicottare i prodotti americani in risposta alla guerra dei dazi di Trump. Il giornalista italiano Antonio Polito, in un editoriale scritto per il Corriere della Sera, sostiene però che il boicottaggio non sia veramente utile. Polito fa notare come il boicottaggio pretenda di colpire una nazione intera per le colpe del suo governo. E questo, dice, è sbagliato. Ciò detto, il consumatore ha sicuramente potere decisionale, ma, attenzione a non chiedere al consumatore di fare politica estera, perché, sottolinea Polito, questo è eccessivo e responsabilità del governo.