Il conflitto israelo-palestinese e la sua narrazione in Germania COSMO italiano 30.11.2023 17:13 Min. Verfügbar bis 29.11.2024 COSMO Von Luciana Caglioti

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Il conflitto israelo-palestinese e la sua narrazione in Germania

Stand: 30.11.2023, 17:01 Uhr

di Luciana Caglioti, Enzo Savignano e Tommaso Pedicini

Dopo l'attacco terrorista di Hamas contro Israele e i pesantissimi bombardamenti di Gaza da parte israeliana, il conflitto israelo-palestinese è tornato al centro del dibattito politico e mediatico, anche in Germania e in Italia. Soprattutto sui media tedeschi risulta complicato parlare della sofferenza dei civili palestinesi senza rischiare di essere bollati come nemici di Israele. Ne parliamo con Enzo Savignano, con la cooperante Giuditta Brattini e con il giornalista Aktham Suliman.

gaza | Bildquelle: dpa

Il rilascio degli ostaggi

Negli ultimi giorni sono stati rilasciati numerosi prigionieri finiti nelle mani di Hamas dopo l’attacco e i massacri del 7 ottobre. Oggi 30 novembre Hamas ha consegnato due ostaggi, due donne israeliane alla croce rossa. Ieri, 29 novembre, sono stati liberati 16 ostaggi, tra di loro tre cittadini tedeschi con passaporto israeliano, come confermato dal ministero degli Esteri di Berlino. Anche domenica scorsa è stata una giornata importante per la liberazione degli ostaggi. Tra i rilasciati quattro cittadini tedeschi anche con passaporto israeliano: una donna di 67 anni, sua figlia di 38 anni e i nipoti di 3 e 8 anni. "Penso a loro e a coloro che sono ancora nelle mani di Hamas. Stiamo lavorando con tutte le nostre forze, affinché anche loro siano presto liberi", ha scritto domenica sera il ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, sulla piattaforma X, ex Twitter.

Quanti ancora nelle mani di Hamas?

Dovrebbero essere meno di 200, ma è difficile sapere anche quanti sono gli stranieri e quelli con doppio passaporto. Si sta lavorando ad un prolungamento della tregua, che però ha rischiato di saltare quando nella tarda mattinata di oggi a sud di Gerusalemme due attentatori hanno assaltato una stazione degli autobus. Tre israeliani sono rimasti uccisi e altri sei sono stati feriti. Entrambi gli attentatori sono stati uccisi dall’intervento dei soldati israeliani.

Alta tensione anche in Europa e negli Usa

In molti Paesi sono già state prese misure straordinarie antiterrorismo. Anche in Germania ed in particolare ieri a Colonia sono stati fermati due giovani islamisti di 15 e 16 anni, che avrebbero pianificato un attentato ad un mercatino di Natale a Leverkusen e alla sinagoga di Colonia. In queste ore sono state rafforzate le misure di sicurezza e la presenza della polizia nei pressi dei mercatini di Natale e dei luoghi di culto ebraici in molte città tedesche.

La tolleranza zero del governo di Berlino

Dopo gli attacchi e i massacri nei kibbutz da parte di Hamas, il governo tedesco ha messo definitivamente al bando Hamas e la rete Semidoun in tutta la Germania. E questo perché in alcune manifestazioni, soprattutto a Berlino, sono state mostrate bandiere di Hamas e urlati slogan antisemiti. Nei giorni scorsi in diversi Länder tedeschi ci sono state operazioni della polizia in centri islamici. Sono state fermate decine di persone sospettate appunto di far parte della rete Semidoun e di Hamas ed è stato sequestrato diverso materiale e computer.

L’allarme del Verfassungsschutz

Sempre più atti di antisemitismo in Germania | Bildquelle: dpa

I servizi segreti federali continuano a lanciare allarmi riguardo al diffondersi di propaganda antisemita soprattutto sul web e sui social media. I servizi interni tedeschi temono anche che si possano creare delle alleanze tra estremisti di destra e di sinistra con la galassia islamista. Negli ultimi giorni la polizia postale ha chiuso o bloccato diverse pagine su Facebook e altri social media in cui si inneggiava ad Hamas e alla distruzione di Israele.
Le istituzioni tedesche, intanto, nei giorni scorsi, hanno rinnovato la propria solidarietà ad Israele: il presidente della Repubblica federale, Frank Walter Steinmeier, lunedì ha visitato il kibbutz di Be'eri, annunciando la donazione di sette milioni di euro per la ricostruzione del centro culturale e di un centro per anziani.  Ad accompagnarlo c'era il presidente israeliano, Isaac Herzog. I due capi di Stato hanno incontrato i residenti del kibbutz sopravvissuti al massacro del 7 ottobre e visitato case e attività commerciali distrutte nell'attacco.

Una testimonianza da Gaza

La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza rimane drammatica. Ce lo ha confermato Giuditta Brattini, cooperante di Gazzella Onlus, associazione senza fini di lucro che si occupa di assistenza, cura e riabilitazione dei bambini palestinesi feriti da armi da guerra nel territorio di Gaza e soprattutto attraverso adozioni a distanza dei piccoli. Brattini conosce bene la Striscia. Per 20 anni ha coordinato le attività umanitarie di Gazzella Onlus e di un'altra associazione umanitaria, Fonti di Pace. Dall'inizio di quest'anno è stata due volte a Gaza, l’ultima di recente, pochi giorni prima dello scoppio del conflitto: “Sono arrivata a Gaza il 19 settembre e avrei dovuto visitare i 206 bambini e bambine che sono inserite nel progetto di adozione a distanza”, racconta Brattini che poi prosegue descrivendo la violenza dei bombardamenti israeliani - a cui per settimane ha assistito lei stessa - e denuncia la gravissima situazione sanitaria e alimentare in cui si trovano gli oltre 2 milioni di abitanti della Striscia. Brattini conferma di aver visto il bombardamento sistematico di ospedali, centri culturali e religiosi e anche di supermercati.

Come viene raccontata la guerra qui in Germania?

C'è da dire che è estremamente rischioso il lavoro dei giornalisti a Gaza. Secondo il CPJ, il Committee to Protect Journalists, il comitato per la protezione dei giornalisti di New York, dall'inizio della guerra a oggi sarebbero morti 57 giornalisti, fra questi 50 palestinesi, 4 israeliani e 2 libanesi. Sulla posizione dei media tedeschi sul conflitto israelo-palestinese abbiamo sentito Akhtam Suliman, giornalista tedesco-siriano. Suliman è stato per dieci anni corrispondente a Berlino di Al Jazeera, la rete satellitare araba con sede in Qatar, è esperto del Medio Oriente ed è una voce critica nei confronti dei media e della politica tedeschi per quanto riguarda la guerra in corso. I media tedeschi – sostinene Sulman - da subito hanno parlato di una guerra tra Israele e Hamas. Ma in effetti non esiste il Paese di Hamas. Piuttosto si dovrebbe parlare di israeliani e palestinesi.” Suliman lamenta, inoltre, il fatto che i palestinesi e le persone di origine araba in Germania siano vittime di un sospetto collettivo generalizzato, che li bolla di volta in volta come filo Hamas, islamisti o antisemiti.

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