L’onda delle proteste
In Germania non si arrestano le proteste di massa contro il partito Alternative für Deutschland (AfD), nate in seguito alla rivelazione di un incontro a Potsdam il 25 novembre, in cui esponenti di estrema destra, tra cui AfD, avrebbero discusso un piano segreto per deportare gli immigrati. Nel fine settimana numerose manifestazioni hanno invaso nuovamente le strade di Amburgo, e tante altre città come Düsseldorf e Treviri.
Secondo lo Spiegel il 35enne austriaco Martin Sellner, leader del movimento identitario – colui che ha presentato a Potsdam il piano segreto di «remigrazione», sarebbe stato inserito dalla polizia federale nel database delle persone non gradite e potrebbe essergli quindi vietata l’entrata nel paese. Sellner si appella al diritto di libertà di movimento in Europa, minacciando l’uso di vie legali. Ma in realtà si tratta di una misura già usata in passato, non sarebbe il primo estremistra di destra a cui viene negato l’ingresso in Germania.
Il caso “Die Heimat”
Accanto al dibattito sul divieto vero e proprio di AfD – reso giuridicamente complicato a causa degli elevati ostacoli previsti dalla legge tedesca, se ne è sviluppato un altro sul blocco dei finanziamenti. La spinta è arrivata dall’ultima sentenza della Corte Costituzionale sul partito neonazista "Die Heimat". I giudici di Karlsruhe hanno deciso di bloccare i finanziamenti per i prossimi 6 anni a “Die Heimat” perché potrebbe “compromettere il libero ordine democratico del paese”. "Die Heimat" non riceveva rimborsi elettorali dal 2020 a causa dei pochi voti raccolti alle elezioni, ma godeva comunque di agevolazioni fiscali sulle donanzioni, che risultavano esentasse e che andavano a rimpolpare le sue casse. Ora non potrà più farlo.
Si tratta di una misura nata per contrastare l’allora partito NPD, partito neonazista sulle cui spoglie è nato "Die Heimat". Nonostante un dibattito durato anni, l‘NPD non fu messo al bando perché malgrado la sua chiara anticostituzionalità, era stato definito partito troppo piccolo per essere determinante in politica in Germania. Si ipotizzò tuttavia un intervento sul blocco finanziario, prevedendo la possibilità di chiudere il rubinetto delle liquidità qualora necessario, misura applicata ora per "Die Heimat".
È possibile bloccare i finanziamenti anche all’AfD?
Secondo gli esperti non è così automatico cancellare i rimborsi elettorali o le agevolazioni fiscali all’AfD. Ma questa sentenza crea un precedente, quindi anche se un partito non può essere messo al bando, può tuttavia essere colpito sul piano finanziario, se si dimostra la sua anticostituzionalità. Bisogna quindi verificare in modo molto preciso gli obiettivi anticostituzionali dell’AfD. È una soluzione possibile ma non facile.
Le reazioni della politica tedesca
In una recente seduta al Bundestag è stata espressa la condanna ufficiale dell’estremismo di destra. Tra i diversi interventi, la ministra dell'Interno Nancy Faeser (Spd) ha ricordato che il governo è vicino ai cittadini stranieri che si sentono in pericolo e resta al loro fianco.
Konstantin Kuhle (Fdp) da un lato ha guardato al grande rischio corso dalla democrazia, data la segretezza del piano anti-immigrati. Dall’altro, però ha invitato i colleghi della coalizione a rivedere il dibattito sull’immigrazione, urgente soprattutto a livello locale.
Per Thorsten Frei (CDU/CSU) la democrazia tiene. Ma in qualità di forza politica all’opposizione ha invitato il governo a intercettare lo scontento del paese e a non sottovalutarlo.
Come si sta muovendo l’AfD?
Alternative für Deutschland respinge le accuse che arrivano ora in un momento favorevole al partito nei sondaggi (attualmente attorno al 20% a livello federale). Bernd Baumann (AfD) definisce l’incontro di Potsdam solo un "incontro di un piccolo club privato" gonfiato mediaticamente e sposta l'attenzione sul malcontento dei cittadini, mettendolo in relazione alla presenza di milioni di stranieri nel paese.
Le guerra delle petizioni
La AfD ha invitato i suoi sostenitori a firmare una petizione contro il divieto al partito, un'iniziativa del settimanale Junge Freiheit che ha raccolto finora oltre 100.000 firme. Sono partite parallelamente anche petizioni opposte in favore del divieto di AfD (790.000 firme), per vietare il partito in Turingia, Sassonia-Anhalt e Sassonia, laddove è più forte (arrivata a 470.000 firme) e infine per fermare il capogruppo del partito in Turingia Björn Höcke, togliendogli i diritti politici sulla base della sua anticostituzionalità, in modo che gli venga preclusa una futura possibile rielezione (oltre 1.600.000 firme).
Difficile dire quanto le manifestazioni e queste petizioni abbiano effetto alle urne: ieri tuttavia va segnalato che dopo un lungo testa a testa Christian Herrgott, Cdu, ha vinto nella circoscrizione di Saale-Orla contro Uwe Thrum dell'AfD, ottenendo la carica di amministratore distrettuale.
Se il blocco dei finanziamenti all'AfD è una questione giuridica, che ne è del divieto del partito, tanto auspicato da migliaia di partecipanti alle manifestazioni di questi giorni? Il partito dell'AfD in Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia è stato già classificato come "gesichert rechts-extremistisch" dall'Ufficio federale per la protezione della Costituzione. È allora pensabile un divieto del partito allo stato attuale delle cose? Ne parliamo con Ubaldo Villani-Lubelli, docente di Storia delle istituzioni politiche all’Università del Salento ed esperto di Germania.