I giovani tedeschi escono prima di casa
In base ai numeri e dati, riportati da istituti di statistica e ripresi dai media, i tedeschi vanno via prima dalla casa dei genitori, tendenzialmente verso i 24 anni. Ma va anche sottolineato che, secondo gli ultimi dati del 2023, circa uno su tre dei figli maschi 25enni in Germania vive ancora con i genitori, per le giovani donne il dato scende (al 21%), quindi una su cinque vive ancora con i genitori. Il dato cala molto per quanto riguarda i 30enni, per gli uomini poco più del 13%, per le donne solo il 6% vive ancora con i genitori. Ricordiamo poi che dati incrociati confermano che l’età media nei Paesi membri dell’Ue dei giovani che lasciano il focolare familiare è leggermente superiore ai 26 anni. La media tedesca quindi è leggermente inferiore, quella italiana è di 4 anni superiore.
Il fattore indipendenza economica
In Germania, secondo dati resi noti dall'Ufficio federale di statistica nel 2023, il 60% dei giovani tra i 15 e i 24 anni non può essere considerato finanziariamente indipendente, e vive principalmente grazie al sostegno familiare o ai sussidi statali. Ma quindi quasi il 40% si sostiene in modo autonomo con il proprio lavoro. Almeno un giovane su nove in Germania vive e si sostiene economicamente grazie ai sussidi pubblici, borse di studio o al BAföG, il sistema di prestito statale che consente di studiare all'Università. In Italia per la maggior parte dei giovani, invece, è sempre più difficile raggiungere una completa indipendenza economica.
Gli aiuti dello Stato tedesco
Il sistema sociale tedesco è senza dubbio più ricco, florido e meglio organizzato di quello italiano. Il welfare tedesco presenta anche alcune lacune e degli intralci burocratici, tuttavia, e questo lo sappiamo molto bene, esistono dei sussidi come l’Elterngeld e soprattutto il Kindergeld, soldi che ogni famiglia riceve per ogni figlio, ogni mese, fino ed oltre il compimento del diciottesimo anno di età, che garantiscono un sostegno continuativo a tutte le famiglie in Germania.
Il welfare influisce sui rapporti familiari in Italia e Germania?
L’influenza del welfare sulla vita delle persone, in Germania e in Italia, non riguarda solo i giovani ma anche gli anziani. In Italia il fattore dell'aiuto statale in alcuni casi e situazioni manca o è comunque molto carente rispetto alla Germania. E questo riguarda anche le persone anziane che in entrambi i Paesi stanno aumentando, sempre più persone avranno quindi bisogno di assistenza. Più spesso in Italia almeno un figlio resta a vivere vicino all’abitazione dei genitori o del genitore anziano, parliamo di un 66%, in Germania il dato scende al 41%.
E va anche sottolineato che in entrambi i Paesi, e tendenzialmente in tutta Europa, le famiglie tendono a ridursi numericamente e sono sempre più spesso composte da una, due o al massimo tre persone. Il problema demografico e dell’invecchiamento si avverte molto in Italia e anche in Germania, dove la natalità rimane in calo ma il numero di figli per famiglia è aumentato soprattutto per l’arrivo di rifugiati ucraini, spesso si trattava proprio di madri con bambini.
La sociologa sulle famiglie italiane e tedesche
Abbiamo chiesto alla sociologa della famiglia Chiara Saraceno, che ha vissuto per alcuni anni a Berlino, di parlarci di come si sono evoluti i rapporti fra le generazioni in Italia nel corso degli ultimi decenni, e quali sono i fattori determinanti. Ma anche che differenze ha notato nel rapporto tra genitori e figli in Germania, in confronto all'Italia? “I figli escono più presto dalla casa dei genitori. Così come i rapporti di parentela sono forse meno frequenti. In particolare i nonni non hanno questo ruolo così forte, quindi spesso c’è meno scambio intensivo dentro la parentela. Inoltre in Germania si convive di più prima di essere sposati o invece di essere sposati. Anche se questo fenomeno in Italia sta accelerando”.
Il racconto e l’esperienza di Susanna Tamaro
A parte le risorse economiche e umane, le questioni culturali e organizzative che determinano le dinamiche familiari in Italia, come determinano la nostra vita i legami che abbiamo con la famiglia? Susanna Tamaro nel suo nuovo libro "Il vento soffia dove vuole" (Solferino), presentato a ottobre alla Fiera del Libro di Francoforte con il titolo tedesco "Der Wind weht, wohin er will" (Nagel & Kimche), ha cercato di trovare una risposta raccontando le dinamiche familiari di Chiara. Arrivata alla soglia dei 60 anni, la donna cerca il silenzio e la solitudine proprio nella festa familiare per eccellenza per scrivere tre lettere: alla figlia adottiva, Alisha, a quella naturale, Ginevra, e a suo marito, Davide. Sono tutte e tre lettere d'amore nelle quali emerge quanto siano importanti, e a volte anche limitanti, i legami affettivi, le nostre radici e la memoria.
Daniela Nosari ha intervistato Susanna Tamaro alla Buchmesse: “Per me era molto importante raccontare un romanzo familiare, una grande sfida. Per questo ho raccontato il rapporto nonni e nipoti, ma anche tutta la famiglia: marito, moglie, suoceri, consuoceri, era un universo complesso da raccontare. È stata una grande sfida, ma pensavo che fosse necessario parlare della complessità dei rapporti umani”.