Cheapflation: rincarano anche i prodotti più economici COSMO italiano 18.12.2024 16:07 Min. Verfügbar bis 18.12.2025 COSMO Von Luciana Caglioti

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Cheapflation: rincarano anche i prodotti più economici

Stand: 18.12.2024, 16:54 Uhr

di Luciana Caglioti, Cristina Giordano e Cristiano Cruciani

I prodotti di prima necessità nei discount e quelli delle marche più economiche rincarano più degli altri mettendo in seria difficoltà le famiglie povere, ce ne parla Cristina Giordano. Per contrastare questa tendenza il governo uscente propone una riduzione dell'IVA su questi prodotti. E in Italia la povertà si allarga uscendo dalle grandi città e toccando le zone rurali, come ci racconta Matteo Fadda, responsabile dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.

Angebote, Supermarket | Bildquelle: Dpa

Cos’è la «cheapflation»?

La «cheapflation » unisce le parole « cheap », economico e «inflation », inflazione. Ed è l’inflazione che colpisce proprio le sottomarche, che sono appunto più «cheap», più economiche – come dice la parola stessa.

Perché se ne parla proprio ora in Germania?

In Germania i prezzi di queste  sottomarche sono aumentati di quasi il doppio rispetto agli stessi prodotti ma di marca, 29% i primi contro il 15%  per i prodotti di marca.

Si tratta di un fenomeno interessante studiato da due economisti dell'Università di Harvard, Alberto Cavallo e Oleksiy Kryvtsov.  I due ricercatori americani hanno analizzato più di due milioni di dati sui prezzi (del Billion Prices Project) provenienti da oltre 90 supermercati in 19 Paesi. Nel periodo compreso tra gennaio 2020 e maggio 2024, hanno osservato che i prezzi delle sottomarche sono aumentati molto più rapidamente di quelli delle marche costose. Secondo questo studio Germania e Italia sono i Paesi più colpiti, seguono Spagna, Olanda, Canada, Francia.

Famiglie più povere, le più colpite

Visto che ad acquistare le sottomarche sono soprattutto le famiglie a basso reddito, sono anche quelle che maggiormente subiscono gli effetti di questo tipo di inflazione. In Germania attualmente c’è un’inflazione del 2,2%, non è ai livelli dello scorso anno, quando era salita al 8,1%, ma resta comunque alta. A causa dell’inflazione, negli ultimi anni al supermercato i generi alimentari senza brand, le sottomarche, hanno subito un boom senza precedenti. Proprio perché nella spasmodica ricerca di trovare alternative per risparmiare, nel carrello della spesa invece dell’olio di marca ci finisce magari l’olio «Ja», sottomarca del supermercato REWE.

Sottomarche più care

Per le sottomarche i costi di produzione maggiori sono proprio rappresentati dall’energia  e dalle materie prime, perché i produttori possono risparmiare sul packaging e sul marketing. Energia e materie prime hanno subito gli aumenti maggiori e quindi, secondo la «cheapflation» il prezzo di uno yogurt Milbona di Lidl è salito di più rispetto per esempio a uno yougurt Müller.

I prodotti caseari sono tra l'altro i più colpiti dai rincari. Il burro nel giro di quattro anni è aumentato di oltre il 65% (fonte Statista), raggiungendo un picco nel 2022, dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, che ha portato all’aumento dei prezzi dell’energia. Prodotti come latte o burro devono essere pastorizzati o riscaldati, di conseguenza la loro produzione oggi costa di più.

Margini di profitto ridotti e boom di richieste

Altro fattore da considerare è il margine di profitto, che per le sottomarche è ridotto. Quindi se i costi di produzione aumentano, i fornitori e i supermercati tenderanno a farli ricadere subito sui consumatori. Infine visto che come dicevamo le sottomarche sono più richieste perché i cittadini tendono a voler risparmiare, c’è il principio economico più banale: aumenta la domanda e di conseguenza aumenta il prezzo.

Famiglie povere ancor più in difficoltà con la cheapflation | Bildquelle: Dpa

I due ricercatori americani Cavallo e Kryvtsov non hanno definito quale sia esattamente il motivo che ha portato all'aumento della cheapflation in Germania, ma affrontano il tema in generale.
E mettono in guardia sul fatto che proprio questo potrebbe diventare un tema da campaga elettorale, esattamente come è successo negli Stati Uniti.

La proposta di Scholz

Per venire incontro al caro prezzi e alla cheapflation, l'ancora cancelliere Olaf Scholz, ormai in campagna elettorale, ha proposto di abbassare l'IVA sui generi alimentari come burro, olio, pane e verdure. Il suo annuncio è arrivato a sorpresa alcuni giorni fa durante il programma serale di approfondimento del primo canale televisivo ARD. Il cancelliere propone quindi di ridurre l'aliquota IVA su prodotti alimentari dal 7% al 5%.

Povertà in Italia, cresce al nord

Anche in Italia, nonostante ultimamente l'inflazione sia leggermente scesa, il caro prezzi si fa sentire e le fasce più disagiate fanno fatica a fare la spesa. Ne abbiamo parlato con Matteo Fadda, Responsabile Generale dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi nel 1968 e presente in tutta Italia. Fadda ha a che fare tutti i giorni con poveri ed emarginati che chiedono aiuto alla sua comunità e racconta che la povertà è in aumento più al nord che al sud, nelle zone apparantemente più ricche del Paese, e colpisce sempre più anche i lavoratori.