La sentenza del 15 novembre
La Corte costituzionale, accogliendo il ricorso di 127 deputati dell’Unione democristiana Cdu/Csu, ha stabilito che l’esecutivo federale non potrà utilizzare i fondi previsti per la protezione del clima e la cosiddetta transizione energetica. Si tratta di circa 60 miliardi destinati inizialmente, nel 2021, alla lotta contro la crisi economica derivante dalla pandemia di Covid. Risorse queste, in realtà, mai utilizzate e pertanto reindirizzate su altre voci di spesa ritenute fondamentali dall’esecutivo.
Perché lo spostamento di risorse è incostituzionale
Secondo i giudici di Karlsruhe, lo spostamento di risorse viola la regola costituzionale della Schuldenbremse, il freno al debito. Quei 60 miliardi erano previsti per un’emergenza straordinaria: limitare gli effetti negativi della pandemia, che ricordiamo è stata fronteggiata con pacchetti di aiuti finanziari per famiglie, piccole e grandi aziende. Tantissimi miliardi di euro con cui i governi federali hanno creato debito e, per spostare tutte queste risorse, hanno sospeso, per tre anni consecutivi, la legge costituzionale sul freno al debito. Ora secondo i ricorrenti, appoggiati dall’Alta Corte, non ci sono più le condizioni di emergenza e straordinarietà e, nonostante queste risorse non siano state mai utilizzate, non possono essere spostate sul bilancio del 2023 e su quello degli anni a seguire
Che cos’è la Schuldenbremse?
Questa legge è stata inserita nel 2009 nella Grundgesetz, la Costituzione federale tedesca, per evitare proprio che il governo federale potesse indebitarsi eccessivamente. Qualcuno la definì il frutto più rappresentativo della politica di austerity voluta dalla cancelliera Angela Merkel e dal suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble. Erano gli anni della crisi finanziaria causata dal crollo della banca americana Lehman Brothers e dall'instabilità dell'euro. La nuova legge costituzionale prevedeva e prevede che il deficit annuo non superi lo 0,35% del Pil. Quindi ogni anno il ministro delle Finanze e i suoi collaboratori devono calcolare e stare attenti a non superare questa soglia.
Cosa accade ora?
Senza la possibilità di utilizzare questi 60 miliardi del vecchio fondo pandemico, i bilanci del 2023 e del 2024 sono in bilico. Il ministro federale delle Finanze, Christian Lindner, alcuni giorni fa ha chiesto, infatti, a tutti i dicasteri di non effettuare spese aggiuntive per il 2023. Poi ha anche annunciato l’estensione del blocco parziale del bilancio 2024 per circa 20 miliardi di euro. Il congelamento riguarda anche il fondo di stabilizzazione economica, utilizzato per finanziare i cosiddetti freni ai prezzi dell’energia.
Il bilancio d’emergenza
Senza i finanziamenti statali per i freni ai prezzi dell’energia, la crisi potrebbe colpire duramente imprese e famiglie. Il governo ha pertanto pensato di invocare una nuova situazione di emergenza per chiudere definitivamente il bilancio di quest’anno. Il consiglio dei ministri, oggi, lunedì 27 novembre, ha approvato un bilancio aggiuntivo, rinunciando per il quarto anno di seguito al freno del debito. Alla fine invece di 45, i miliardi di debiti accumulati nel corso del 2023 saranno 70. Almeno per garantire le misure di sostegno alla transizione energetica già adottate, tra cui ci sono i freni ai prezzi dell’energia che dovrebbero essere prolungati almeno per i primi mesi del 2024. Il bilancio aggiuntivo dovrà comunque essere approvato dal Parlamento. Comunque ancora non è chiaro che fine faranno i 60 miliardi di euro bloccati dalla Corte costituzionale. Il problema è che quei soldi fanno parte di un mega piano di investimenti di circa 217 miliardi da qui fino al 2027. Il piano, che doveva essere il grande progetto di innovazione energetica, industriale ed infrastrutturale del governo semaforo, ora rischia di saltare.
Anche in NRW lo stesso stratagemma
In Nordreno-Vestfalia nel mirino di media ed esperti è finito l’ultimo bilancio regionale. Il ministro delle Finanze di Düsseldorf, il democristiano Markus Optendrenk, ha chiesto ed ottenuto il via libera per approvare un bilancio straordinario per il 2023. Nell’estate del 2022 il governo locale aveva già pensato di utilizzare alcune risorse pensate per fronteggiare la crisi della pandemia e spostarle per fronteggiare la crisi migratoria ed energetica, causata dalla guerra tra Russia e Ucraina. Alla fine del 2022 è stata anche stabilita la cifra da utilizzare nel corso del 2023: 5 miliardi di euro. Ma socialdemocratici e liberali hanno presentato ricorso contro questa misura finanziaria del governo regionale.
L’analisi di Marcel Fratzscher
Il presidente dell’Istituto tedesco per la ricerca economica di Berlino (DIW) ci ha spiegato quali sono i vantaggi e gli svantaggi della Schuldenbremse: “La Germania ha introdotto un proprio freno al debito, che si aggiunge a quello europeo - spiega Fratzscher - Il vantaggio è che è senza dubbio positivo se lo Stato può limitare l'ammontare del debito che contrae a lungo termine. Ma lo svantaggio è che il freno al debito tedesco è cieco rispetto alle spese dello Stato: non distingue tra investimenti e spese per i consumi. Questo freno porta lo Stato a investire troppo poco, e questo è uno dei motivi per cui in Germania abbiamo un enorme problema di investimenti”. Fratzscher, inoltre, individua il grande dilemma del governo tedesco: “Al momento lo Stato sta cercando di aumentare la spesa pubblica, ridurre le tasse e non aumentare il debito, cioè mantenere il freno al debito, e ovviamente questo non funziona”. Secondo Fratzscher, dovrebbe essere data priorità agli investimenti pubblici, nell'istruzione, nelle infrastrutture, nella trasformazione dell'economia e nell'innovazione.
Le reazioni politiche
Il ministro federale dell'Economia, Robert Habeck dei Verdi, vuole continuare a finanziare i progetti economici miliardari legati alla transizione ecologica, anche dopo la sentenza di Karlsruhe. Secondo Habeck, bisognerebbe riformare il freno al debito perché, con la Schuldenbremse, “la Germania si sarebbe legata volontariamente le mani dietro la schiena nell'affrontare un incontro di boxe che così non si potrà mai vincere”. Nonostante la sospensione per il 2023 del freno al debito, approvata oggi dall’esecutivo federale, secondo il ministro delle Finanze, Christian Lindner, sarà molto difficile sospendere la Schuldenbremse anche per il 2024. Il fatto che la Corte Costituzionale abbia chiarito l'obbligo di motivare le emergenza non sarebbe un dettaglio lasciato alla discrezione del governo.