«L’Atlante della felicità»
Nel «Glücksatlas», letteralmente atlante della felicità, vengono misurate dal 2011 la soddisfazione e la felicità dei tedeschi, che si esprimono personalmente rispondendo ad alcune domande e dando un voto da 0 a 10.
La buona notizia è che la media dell’ultimo «Atlante della felicità» supervisionato dall’Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo è del 7,06. Non siamo ancora ai livelli pre pandemia, ma il voto è più alto rispetto agli anni passati.
Perché i tedeschi sono felici?
Nonostante l’insoddisfazione politica, dovuta anche alla caduta del governo e alle guerre in corso, i tedeschi sono soddisfatti della vita privata. Il motivo principale di questa ritrovata felicità sta nel superamento dell’insoddisfazione vissuta durante la pandemia. Oggi, a essere più soddisfatti sono proprio coloro che durante la pandemia hanno sofferto di più. Le persone che vivono da sole (+0,33 punti), gli adolescenti e i giovani (+0,26 punti) e le madri lavoratrici (+0,16 punti). Gran parte della soddisfazione personale arriva proprio da come si può impegnare oggi il tempo libero – scomparso durante la pandemia con i tantissimi divieti e l’isolamento.
Le crisi seguite alla pandemia e cioè la crisi energetica e le guerre, con l’ipotesi più pessimistica di una possibile guerra nucleare, sono percepite come meno gravi perché probabilmente nella maggior parte dei casi, non hanno un impatto così totalizzante sulla propria vita, come invece ha avuto la pandemia.
Tedeschi felici, con più soldi in tasca
Uno dei fattori evidenziati dal Glücksatlas è il calo dell’inflazione. Lo stipendio permette qualche spesa in più, con meno preoccupazioni per il pagamento delle bollette. Guardando indietro i dati, a ottobre di due anni fa l‘inflazione era all’8%, a ottobre di quest’anno era al 2% (dati Statista). Meno soddisfatte risultano soprattutto le famiglie con figli, perché anche il 2% di inflazione sul budget familiare pesa.
In quale zona della Germania si è più felici?
Ad Amburgo, intesa come Land, città anseatica. I motivi sono la ricchezza diffusa, la buona assistenza sanitaria, le buone scuole, le scuole per l’infanzia. Seconda è la Baviera, in cui oltre al benessere economico, conta la bellezza del paesaggio, e il senso di comunità molto forte. Terzo il nordico, ma molto verde Schleswig-Holstein. Influenzato da una qualità della vita che ricorda quella “danese”, la ricerca del tipico “hygge”, una vita all’insegna del relax e del comfort . Al quarto posto il Nordreno-Vestfalia. Tra le zone più felici, il Münsterland, Düsseldorf perché città ricca e Colonia, per l’alto senso di comunità e condivisione.
Dove invece si vive peggio in Germania?
Nella hit-parade della felicità Berlino, per il terzo anno consecutivo, è penultima. Tanto che si legge nelle studio, molti berlinesi benestanti stanno abbandonando la capitale, per zone di campagna del Brandeburgo. Peggio di Berlino solo il Meclemburgo-Pomerania Occidentale, seconda volta ultimo in classifica. In generale le regioni orientali sono nella parte bassa della classifica. Molti tedeschi dell'est continuano infatti a sentirsi “cittadini di serie B”.
Un dato confermato anche da un altro studio, l’ultimo Monitor sul benessere dell'Istituto federale di ricerca sulla popolazione (das Bundesinstitut für Bevölkerungsforschung - Monitor Wohlbefinden).
Nelle regioni dove il reddito è più basso, la disoccupazione più alta, e quindi ci sono anche meno servizi dovuti a minor entrate fiscali nelle amministrazioni, i cittadini sono più insoddisfatti.
Ma va detto anche che il benessere economico da solo non basta. Lo stesso studio suggerisce quanto siano importanti la qualità dell’aria e la presenza di spazi verdi, intesi come spazi per stare insieme, per lo sport e per il tempo libero.
Il lavoro rende felici?
Grazie alla maggior flessibilità dell’home-office, o smartworking, la soddisfazione anche nel lavoro sale. Ma secondo l’atlante della felicità non siamo ancora ai livelli pre-pandemia.
Nelle sue pubblicazioni Hannes Zacher, professore di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso l'Università di Lipsia, ha analizzato, tra l'altro, i legami tra le condizioni di lavoro e la salute mentale dei lavoratori.
«Quel che è importante - dice Hannes Zacher - affinché possiamo svolgere bene un lavoro e affinché questo sia soddisfacente, è che, se le nostre mansioni sono molto impegnative, anche le risorse a disposizione siano altrettanto elevate.» Se le richieste o le risorse sono sproporzionate, è facile andare incontro a frustrazione.
Inoltre, aggiunge Zacher: «Sappiamo anche dalla ricerca che alti livelli di benessere portano con sé alte prestazioni lavorative e una minore richiesta di giorni di malattia. Per le aziende quindi è vantaggioso investire nel benessere dei propri dipendenti e garantire un'elevata soddisfazione sul lavoro.»
La felicità in Italia
In occasione della Giornata internazionale della felicità 2024, l'istituto di ricerca Ipsos ha pubblicato un'indagine proprio sul grado di felicità e benessere in 31 paesi - tra i quali anche l'Italia. Francesca Petrella, Responsabile del reparto Comunicazione per Ipsos, ci spiega che secondo lo studio un italiano su due dice di essere felice (57%). Ma nel contesto internazionale l’Italia va peggio di Olanda, Messico e Indonesia. Meglio solo di Giappone, Sud Corea e Ungheria.
Per lo studio Ipsos, le fonti di felicità degli italiani sono legate soprattutto alla sfera relazionale, quindi famiglia e amici, oltre alla salute e alla situazione sentimentale. Solo il 54% degli italiani si dichiara soddisfatto delle proprie condizioni economiche.