La Germania ha un problema con l'amianto. COSMO italiano. 25.10.2023. 21:32 Min.. Verfügbar bis 24.10.2024. COSMO. Von Francesco Marzano.
La Germania ha un problema con l'amianto
Stand: 25.10.2023, 16:54 Uhr
a cura di Francesco Marzano, Giulio Galoppo e Daniela Nosari
Nei prossimi due decenni, la Germania affronterà una fase di ristrutturazione di edifici per renderli ad alta efficienza energetica. Fin qui tutto bene, ma un’operazione di questo tipo cela il rischio di rilasciare enormi quantità di amianto, considerato soprattutto a partire dagli anni ’50 un materiale da costruzione miracoloso e vietato poi in Germania solo nel 1993. Ce ne parla Giulio Galoppo. Come evitare di respirare polveri nocive? Ce lo spiega Norbert Kluger, della BG BAU, mentre della situazione italiana in materia di bonifica e decontaminazione dall’amianto ci ha parlato Ezio Bonanni, dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto.

L'esposizione all'amianto nei cantieri è gravissima per la salute
L’amianto in Germania
I materiali da costruzione in amianto sono stati utilizzati in Germania in modo intensivo dal 1950 al 1989. L'amianto si trova quindi in molti edifici di quell’epoca, nelle piastrelle, nei pavimenti, nelle tubature, nei davanzali delle finestre o nei rivestimenti dei balconi, nei vani per i cavi e per ascensori. Le fibre minerali sono state aggiunte a cemento, calcestruzzo, vernice, colla o stucco. Questo soprattutto perché le fibre di amianto sono sembrate a lungo ideali per l'edilizia: forti, elastiche, praticamente ininfiammabili e poco costose. Le due Germanie, dagli anni '50 alla fine degli anni '80, ne hanno importato più di quattro milioni di tonnellate. Circa nove milioni e mezzo di case sono probabilmente contaminate in tutta la Germania.
Le regioni tedesche col maggior numero di edifici con amianto
Secondo i dati raccolti dall'Istituto Pestel, soprattutto il Nordreno-Vestfalia, con più di due milioni di edifici residenziali costruiti in quel lasso di tempo. La Baviera ne ha più di un milione e mezzo, seguita a ruota dal Baden-Württemberg. Berlino e il Meclemburgo-Pomerania Occidentale ne hanno tra i 110.000 e i 120.000, mentre a Brema vennero costruiti solo 75.000 edifici residenziali tra gli anni ’50 e la fine degli anni ’80.
L’allarme è stato lanciato dalla Industriegewerkschaft Bauen-Agrar-Umwelt (IG BAU), che ha raccolto tutti questi dati dall'Istituto Pestel, appunto, che fornisce consulenza a comuni, associazioni e aziende, tra l'altro, sull'impatto dei cambiamenti climatici e sullo sviluppo sostenibile.
Verso gli obiettivi climatici e di maggior efficienza energetica
L'anno prossimo il governo tedesco vuole investire 19 miliardi di euro nel settore edilizio attraverso il Fondo per il clima e la trasformazione, anche per la ristrutturazione di edifici. Se la Germania vuole raggiungere l'obiettivo di essere neutrale dal punto di vista climatico nel 2045, il Paese dovrà, infatti, affrontare due decenni di ristrutturazioni energetiche e di riqualificazione urbana. E con ciò potrebbe essere rilasciata una grande quantità di amianto, soprattutto se i lavori non sono eseguiti a regola d'arte. Ma anche stando attentissimi e lavorando nella maggiore sicurezza e professionalità, il pericolo non è scongiurato. È, infatti, estremamente difficile creare condizioni sanitarie adeguate in un cantiere ed è anche molto costoso.
I costi
Da 20 a 25 euro al metro quadro. Senza amianto, invece, siamo intorno ai cinque euro al metro quadro. Si tratta di un problema di costi enorme, soprattutto per le aziende edilizie municipali, che potrebbero avere decine di migliaia di appartamenti con amianto.
Malattie derivanti dall’esposizione all’amianto

In Italia, l'azienda Eternit ha subito un lungo processo a causa delle molte vittime dell'amianto
Il timore dell’IG BAU è che possa esplodere una seconda ondata di malattie legate all'amianto tra 20-30 anni. Questo è il tempo necessario per ammalarsi se si è inalato amianto. Si tratta di malattie polmonari e, nella fattispecie, di asbestosi, un indurimento, cioé, dei polmoni provocato dalle fibre di amianto. Una volta inalate, esse penetrano in profondità nei tessuti, causando infiammazioni croniche, indurimento del tessuto polmonare, cancro della laringe, dei polmoni o della pleura. L'IG BAU sostiene che l'amianto uccide già circa 1500 persone all'anno in Germania. Secondo la Commissione europea, solo nel 2019 nell'UE sono morte circa 70.000 persone a causa del contatto con l'amianto sul posto di lavoro. Purtroppo l'unica cosa che aiuta a prevenire le malattie polmonari legate all'amianto è non inalarlo.
Un consiglio fondamentale del sindacato edile IG BAU ai proprietari, costruttori di case e giardinieri di lottizzazioni è quello di non rimuovere in nessun caso l'amianto da soli. È troppo pericoloso e può solo finir male. L'amianto diventa pericoloso quando le fibre vengono rilasciate e inalate proprio durante i lavori di ristrutturazione o di rinnovo.
La posizione dell’UE riguardo ai pericoli legati all’amianto
Il 3 ottobre 2023, il Parlamento europeo ha approvato i piani per nuove norme comunitarie che abbasserebbero il valore limite della concentrazione di fibre di amianto a cui i lavoratori possono essere esposti - riducendolo a un decimo del valore attuale. Gli Stati membri sono intenzionati ad approvare formalmente i nuovi requisiti entro la fine di ottobre. Dopodiché, i Paesi dell'Unione avranno due anni di tempo per introdurre i nuovi limiti. Dopo sei anni entreranno in vigore anche norme che richiederanno metodi di misurazione più accurati per le concentrazioni di amianto nei luoghi di lavoro.
La parola agli esperti
È importantissimo, quando si fanno lavori di ristrutturazione, per precauzione, non respirare polveri. E ormai ci sono diverse possibilità per lavorare in un ambiente privo di polvere. Ad esse ci introduce Norbert Kluger, direttore del reparto Materiali Pericolosi dell'associazione di categoria Berufsgenossenschaft der Bauwirtschaft (BG BAU).
In Italia, la piaga dell'amianto ha una storia lunga e tormentata, come dimostrano tra l'altro le molte battaglie legali dell'Osservatorio Nazionale Amianto e il caso Eternit, il cui processo si è concluso da poco. L’Italia è stata tra i primi paesi, nel 1992, a porre al bando l’amianto, ma l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto, ci fa notare che la Germania, con studi scientifici del 1937 e pubblicati nel 1942, fu la prima a riconoscere un legame tra le malattie polmonari e l'inalazione di amianto. Questi studi furono però ignorati dopo la guerra, in quanto nati sotto l'egida nazista, causando gravissimi ritardi nel riconoscimento della gravità dell'amianto per la salute.